Ingroia con De Magistris. Ma nessuno dei due si candida (per ora)
Dicola "nostra" rivoluzione civile perché io sarò della partita. Sarò al vostro fianco, dall'Italia o dal Guatemala, farò la mia parte». Antonio Ingroia scende in campo, anzi no. Almeno per ora. Il magistrato interviene in collegamento telefonico dal Guatemala durante l'assemblea del Movimento Arancione di Luigi De Magistris al teatro Eliseo di Roma. E la sua telefonata somiglia tanto, forse anche per la concomitanza temporale, con l'ultima giravolta di Silvio Berlusconi. Anche il pm dice e non dice, lasciando aperta qualsiasi possibilità per il futuro. «L'Italia - sottolinea - ha bisogno di noi. Siamo alla fine di un ventennio devastante, il berlusconismo ha lasciato solo macerie. Di fronte a tutto questo c'è bisogno di una scossa, abbiamo bisogno di una risposta della società civile che è chiamata a salvare un Paese sull'orlo del baratro. Bisogna voltare pagina, crederci e avere il coraggio delle responsabilità per liberare l'Italia dalle mafie e dalla corruzione, restituendo legalità e dignità al Paese». Insomma, l'impressione è che presto Ingroia potrebbe ufficializzare la propria candidatura. Ma anche lui, evidentemente, aspetta di vedere se e come evolverà il quadro politico. Chi invece respinge seccamente l'ipotesi di correre alle prossime Politiche, è proprio il fondatore del Movimento, De Magistris: «Non mi candiderò. Sono il sindaco di Napoli e resterò a fare il mio lavoro. Questo è un movimento che prescinde dalla campagna elettorale per la quale auspico la formazione di una lista orizzontale che nasca dal basso e porti a fare politica i rappresentanti della società civile. Dico stop ai partiti personali fondati dai vari Berlusconi, Di Pietro, Casini e Fini». Parole che probabilmente non avranno fatto piacere al leader dell'Idv, presente in platea assieme a Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto e Angelo Bonelli. Una bella fetta della cosiddetta «sinistra radicale» alla ricerca di un «treno» con cui tornare in Parlamento. «Se si facesse un quarto polo saremmo anche disposti a rinunciare al nostro simbolo», concordano sia il segretario di Rifondazione che il leader dei Verdi. Più cauto, invece, Tonino: «Idv ha il suo simbolo, una sua fisionomia e il suo impegno politico». Insomma, per ora, le strade del sindaco e dell'ex pm sembrano divergere. Ma dall'Eliseo non arriva solo la notizia della «quasi-candidatura» di Ingroia. Infatti De Magistris, pur senza nominarlo direttamente, attacca il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, schierandosi dalla parte dei magistrati che «hanno provato a fare luce sulla trattativa Stato-mafia, non certo dalla parte di chi ha fatto ricorso. Se rispettare la Costituzione è da sovversivi, io sono un sovversivo».