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Il Ppe attacca Berlusconi «Basta politica show» E la Merkel loda Monti

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Reazioni durissime in Europa al ritorno del Cav Il gruppo Pdl a Bruxelles verso la spaccatura

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i.E fin qui niente di nuovo. Ma ad affiancarsi agli attacchi prevedibili della stampa estera e della cancelliera tedesca Angela Merkel stavolta è, a sorpresa, anche il «fuoco amico» del Partito Popolare Europeo e del capogruppo del Pdl a Bruxelles Mario Mauro. Il tutto a 24 ore dalla prossima assemblea del Ppe, domani, quando potrebbero trovarsi a tu per tu in un tesissimo faccia a faccia i vari Berlusconi, Merkel e Mario Monti. Anche se le «colombe» del Pdl starebbero sconsigliando al leader di partecipare al vertice proprio per evitare altre polemiche. Ad accendere la miccia le dichiarazioni del Cavaliere in mattinata, in particolare le critiche fatte dal fondatore del Pdl alla politica montiana che sarebbe stata troppo piegata agli interessi della Germania. Passano un paio d'ore e a prendere la parola, nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles, è il capogruppo del Ppe al Parlamento Europeo, Joseph Daul. Che boccia senza mezzi termini le ultime prese di posizione di Berlusconi: «È stato un grave errore far cadere il governo Monti», spiega Daul, aggiungendo che «siamo molto preoccupati, per l'euro e per l'economia non ci possiamo permettere una politica spettacolo, serve una politica rigorosa». Accanto a Daul è seduto Mario Mauro, capogruppo in Europa del Pdl. Che già in passato si era mostrato a disagio rispetto alle posizioni «euroscettiche» dell'ex premier e stavolta viene allo scoperto: «Spero che a un momento di follia vera e propria - dice l'esponente vicino al mondo ciellino - segua un periodo di assunzione di responsabilità». Quanto a Berlusconi, Mauro ricorda che «abbiamo idee diverse ma gli stessi elettori»: ecco perché, secondo lui, è importante sottolineare che «per me il Pdl esiste se si riconosce, come previsto nel suo statuto, nei principi del Ppe». Se questo non è più vero, «allora non mi riconosco in quel partito». Per esplicitare ancora meglio il concetto, Mauro spiega che «se le elezioni in Italia diventeranno un referendum sull'Europa, io starò dalla parte dell'Europa». È un piccolo terremoto, anche perché i rumors vogliono che schierata con il capogruppo sia la maggior parte dei deputati Pdl a Bruxelles, benché a stretto giro arrivino i distinguo di Licia Ronzulli («Mauro si dimetta se non si riconosce nelle parole del fondatore») e di Antonio Tajani, per il quale «ogni tentativo di contrapporre il Pdl e il suo leader all'Europa è pretestuoso, in quanto tenta di distorcere la realtà». Ma non è finita, perché a essere irritata dalle dichiarazioni di Berlusconi è soprattutto la Germania. Che risponde prima con il ministro degli Esteri Guido Westerwelle: «Non accetteremo che si faccia della Germania l'oggetto di una campagna elettorale populista. Nè la Germania nè l'Europa sono la causa delle attuali difficoltà che attraversa l'Italia». E poi arricchisce la reazione con le parole della stessa Cancelliera: «Appoggio le riforme lanciate dal governo Monti, che hanno consentito un ritorno della fiducia degli investitori nell'Italia», spiega Angela Merkel, «per questo sono certa che il popolo italiano voterà in modo da mantenere l'Italia su questa strada». Dichiarazioni che vengono lette dalle parti del Pdl come un inaccettabile tentativo tedesco di interferire nella politica interna nostrana. «Qui è in gioco l'autonomia del Paese - tuona il portavoce del partito Daniele Capezzone - gli elettori italiani, per decidere come votare, non hanno bisogno nè dei consigli nè delle lezioni della signora Merkel». «La Cancelliera - accusa invece Michaela Biancofiore - è laureata in astrofisica, può dare lezioni di economia all'Europa? Può essere il capo economico dell'Europa? O forse lo è più un imprenditore che nella sua vita ha creato lavoro per tutti?». Lo stesso Berlusconi sarebbe molto irritato per le dichiarazioni delle istituzioni continentali. Ma sono in tanti, nel Pdl, a temere una deriva populistica del partito. A esporsi in prima persona è Gabriele Albertini: «Il leader del Pdl con le sue dichiarazioni sullo spread rischia di mettere a repentaglio l'opera di risanamento del presidente Monti». Sull'altra sponda le repliche piccate della Bergamini e di Bondi. Tanto che a fine giornata deve intervenire Matteoli: «Basta polemizzare tra noi - dichiara il senatore - altrimenti rischiamo di fare il gioco della sinistra».

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