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Troppi emendamenti. Addio al decreto di riordino delle Province

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Ormaiin pochi credevano nella possibilità di approvare la riforma. «Alla luce del nuovo scenario politico - ha spiegato il relatore Pd Enzo Bianco - dati i troppi emendamenti presentati, non ci sono le condizioni per andare avanti, si è deciso di non continuare l'esame questa sera e aspettare le decisioni dei capogruppo». Deluso anche il presidente della I commissione Carlo Vizzini: «Il destino di questi mesi è quello di perdere occasioni importanti - ha spiegato facendo riferimento alla legge elettorale, "morta" questa mattina - non voglio fare polemiche politiche ma credo che sia stato fatto uno sforzo per trovare condizioni per approvare un provvedimento che era atteso e che la maggioranza dei partiti aveva portato avanti nelle proprie campagne elettorali, purtroppo non è bastato. Ho sconvocato la commissione di domani, il provvedimento non andrà in Aula». Già ieri mattina, il sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento Antonio Malaschini aveva spiegato che «non ci sono i tempi per un esame approfondito» degli oltre 600 emendamenti e i 140 subemendamenti presentati in commissione. Poi ha mostrato la sua delusione anche il ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi: «Il Governo ha fatto quello che doveva e poteva fare. Oggi abbiamo preso atto della situazione che si è creata, ora valutare le conseguenze e se c'è bisogno fare un correttivo» ha detto il ministro, lasciando la commissione Affari costituzionali del Senato che ha deciso di affossare definitivamente il decreto di riordino delle Province. In ogni caso, ha aggiunto il ministro della Funzione pubblica, «faremo con serietà fino in fondo - quello che dobbiamo fare». Poi il ministro ha aggiunto: «Credo che il Governo abbia portato avanti con il supporto del Parlamento riforme importanti fino alla Spending review, il ripensamento delle forze politiche sta nel gioco parlamentare». Attacca il senatore di Coesione nazionale, Maurizio Saia, secondo cui la mancata conversione in legge del decreto sulle province «è una sconfitta del governo e dei relatori» Enzo Bianco (Pd) e Filippo Saltamartini (Pdl). Insomma, aggiunge, «dovevano fare una sintesi - spiega - invece hanno presentato 23 emendamenti che hanno alterato il provvedimento creando un disequilibrio che molti di noi per sanare hanno presentato dei subemendamenti». In tutto 140. «È un peccato - aggiunge Saia - perché il decreto si poteva fare con un po' di impegno e di attenzione e di paletti fissi che i relatori invece sono stati i primi a non rispettare»

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