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Pil ancora in rosso. Nel terzo trimestre perde lo 0,2%

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Locomunica l'Istat sottolineando che si tratta della quinta riduzione congiunturale consecutiva. Il dato conferma la stima preliminare diffusa a metà novembre. Il terzo trimestre del 2012 ha avuto due giornate lavorative in più del trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al terzo trimestre del 2011. La variazione acquisita per il 2012 è pari a -1,9%. Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda interna sono diminuiti in maniera significativa, con cali dello 0,8% dei consumi finali nazionali e dell'1,4% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono diminuite dell'1,4%, mentre le esportazioni sono aumentate dello 0,5%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,9 punti percentuali alla crescita del Pil: -0,6 punti i consumi delle famiglie, -0,1 la spesa della Pubblica Amministrazione e -0,2 gli investimenti fissi lordi. La variazione delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito positivamente alla variazione del Pil (rispettivamente 0,2 e 0,6 punti percentuali). I dati sul pil certificano il crollo dei consumi. A evidenziarlo è Confcommercio, commentando le rilevazioni dell'Istat. «Dato che, pur mostrando un'evoluzione del pil in termini congiunturali meno negativa rispetto a quanto rilevato nei nove mesi precedenti, fa emergere in tutta chiarezza la fase di estrema difficoltà in cui versano i consumi delle famiglie. Dal secondo trimestre del 2011, infatti, questa variabile registra un continuo arretramento in termini congiunturali e la riduzione tendenziale osservata nel terzo trimestre del 2012, pari a -4,8%, non ha precedenti nelle serie storiche della contabilità ufficiale», commenta l'Ufficio Studi Confcommercio. «Anche nella ottimistica ipotesi di una stasi nell'ultima parte dell'anno, i consumi - spiega Confcommercio - chiuderanno il 2012 con una flessione in termini reali pari a circa il 4%, molto al di sotto delle già negative previsioni formulate dai diversi centri di ricerca e dallo stesso Governo. Stante questa situazione, il rischio che nel 2013 il calo dei consumi assuma dimensioni più significative rispetto a quanto fino ad oggi prospettato diventa sempre più concreto.

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