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Comincia la campagna elettorale.

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Montisarà ospite oggi di Unomattina mentre Berlusconi risponderà al telefono di Belpietro a Mattino Cinque. Una sincronismo che sembra fatto apposta e che di fatto apre il duello elettorale. Monti non ha ancora sciolto il nodo delle sue intenzioni in vista del voto ma un pronunciamento viene dato per imminente. Ieri, nel giorno del terremoto sui mercati e quarantott'ore dopo l'annuncio delle dimissioni, il premier a Oslo per la cerimonia del Nobel all'Unione europea, parla per raffreddare la tensione. Prima di tutto quella tra i partiti alimentata dall'attesa di una sua candidatura. «Adesso non sto considerando la questione, tutti i miei sforzi sono concentrati su quello che resta da fare nel tempo che rimane» risponde a chi glielo chiede e si dice «fiducioso» che le prossime elezioni portino a un governo «molto responsabile e orientato all'Unione europea». Quanto al tonfo della Borsa e alla corsa dello spread, invita a «non drammatizzare» e agli stessi mercati ricorda che «il governo è pienamente in carica» e lo sarà fino alle prossime elezioni; pertanto non devono temere alcun vuoto. Monti poi nonostante non intenda sciogliere per il momento la riserva sul suo futuro in politica, smonta gli argomenti che già sono alla base della campagna elettorale del Pdl. Non è un mistero che i temi sui quali batterà Berlusconi sono le tasse a cominciare dall'Imu, l'Europa matrigna e la recessione con lo slogan tanti sacrifici e niente crescita. E ieri il premier, come se fosse già alla guida di una lista, già candidato, ha cominciato a smontare il teorema berlusconiano. Così ha spiegato che «è privo di fondamento per chi capisce qualcosa di economia, pensare che chi ha dovuto porre riparo alle inazioni e alle carenze precedenti, potesse, con una terapia così intensa in modo da evitare una crisi gravissima per l'Italia e per l'Europa, arrivare subito a dei risultati di crescita». Insomma «era ovvio che l'andamento fosse negativo; ma chiunque ha un minimo di competenza sa che le misure di disciplina di bilancio, accanto a quelle di riforma strutturale, anche queste lungamente rimandate, porteranno ai dei risultati positivi». Semplice: prima bisognava mettere in sicurezza il Paese, evitare di cadere nel baratro, ricostruire la fiducia sull'Italia dei partner europei e dei mercati e poi, rimesso in piedi l'edificio avviare quelle riforme fondamentali per far ripartire l'economia. Il Nobel alla Ue è l'occasione per Monti anche per rivendicare la vocazione europeista del suo governo e smontare l'altro tema berlusconiano dell'antieuropeismo. Il premier mette in guardia dai pericoli di «rigurgiti di populismo». Poi batte su un punto che è un auspicio ma anche un impegno come prossimo candidato premier: «Non ho dubbi che l'Italia continuerà a essere un protagonista molto attivo e impegnato nella costruzione dell'Unione europea». Il rischio del populismo «può essere superato se ci si impegna a non assecondare gli istinti dei cittadini ma a cercare di spiegare loro la visione che ogni governante ha dell'interesse del cittadino e del Paese più a lungo termine» aggiunge. «È importante uno sforzo collettivo», continua, questo impegno di non assecondare la «pancia» della gente, «è responsabilità» e compito di chi vuole governare. I cittadini italiani «sono maturi e non tanto disposti» a credere a facili promesse, rassicura infine i partner europei a proposito delle prossime elezioni. Spiega che i sacrifici sono stati chiesti non tanto in nome dell'Europa quanto per le nuove generazioni. «In Italia il governo ha cercato con grande attenzione, in questo anno difficile, in cui abbiamo dovuto chiedere sacrifici cercando di ripartirli nel modo più equo, di non dire mai che gli sforzi li chiedevamo perchè la Ue li esige» ha detto. «Sono sforzi richiesti dall'esigenza di non danneggiare oltre la condizione degli italiani che verranno, i nostri figli e i nostri nipoti». A rilanciare le dichiarazioni di Monti ci ha pensato il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera. Sulla reazioen dei mercati anche Passera ha invitato a «non drammatizzare». Il ministro a Bruxelles dove ha partecipato al Consiglio dei ministri sulla competitività ha ricordato che il governo continua a lavorare. Il ministro Riccardi insiste: la politica di Monti va continuata, gli italiani devono sapere quale sarà il futuro del Paese.

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