Grandi manovre sul Monti candidato
Ufficialmentetace il premier Mario Monti e la sua maggiore preoccupazione è l'impatto che la sua decisione presa di concerto con il Capo dello Stato, avrà sui mercati. Oggi si vedrà come reagirà lo spread. Il premier ha trascorso la domenica a Milano e le foto lo ritraggono in un quadretto familiare mentre rientra nella sua casa di via Frua insieme alla figlia dopo una lunga passeggiata a Corso Vercelli con una sosta in una pasticceria per un caffè e una brioche. Ma ci vuole ben altro che un dolce per digerire lo strappo del Pdl, che come dicono nel suo entourage, l'ha ferito: «Mi sono sentito profondamente indignato» per le parole di Alfano, avrebbe confidato ai suoi collaboratori spiegando di aver preferito fare il gesto subito a mercati chiusi. Oggi il Professore volerà a Oslo per la consegna del premio Nobel per la pace all'Ue. Un segnale di normalità, poi però partirà il rush finale prima dello scioglimento delle Camere. Ma il vero nodo dal quale dipende l'intero quadro politico è l'impegno politico del premier. Se si concretizzerà e come si concretizzerà. Nell'area di centro si considera scontata la prosecuzione dell'era del Professore, ma restano dubbi sulle modalità di un'eventuale discesa in campo. I terzopolisti sognano la candidatura di Monti a palazzo Chigi, ma si accontenterebbero anche di un endorsement della lista per l'Italia. C'è pure un «piano C», ovvero la successione a Napolitano, ma questo scenario comporterebbe di fatto un via libera al Pd di Bersani, magari alleato dei centristi. Solo scenari, per il momento a cui si aggiungono gli stretti contatti che il premier ha intensificato con il Vaticano. Oltre Tevere sarebbe aumentata la delusione per lo strappo di Berlusconi mentre Monti verrebbe visto come un interlocutore più affidabile. Il quadro evolve in fretta. Per esempio, risulta solo un'ipotesi - ma da registrare - quella che riferisce di un possibile consiglio dei ministri fra domani e mercoledì prossimi (prima comunque della missione al Consiglio Ue di venerdì). Una riunione di governo che potrebbe essere convocata dal premier per comunicare ai ministri in carica quanto già reso noto al Colle, e cioé la volontà di considerare conclusa l'esperienza dell'esecutivo dopo il varo della legge di Stabilità. Intanto si moltiplicano le voci in sostegno di un Monti bis. «La sua eredità non può essere dispersa» afferma il ministro della Cooperazione Internazionale, Andrea Riccardi. «Sapevamo che con l'avvicinarsi della campagna elettorale sarebbe cresciuta la tentazione dei partiti di marcare la distanza dalla politica di rigore attuata dal governo Monti - sottolinea Riccardi - Una politica, è bene ribadirlo, che è stata approvata, sostenuta e votata in Parlamento. E per certi aspetti anche condizionata». «Bisognava mettere avanti gli interessi del Paese, interessi pressanti» afferma il presidente dell'Azione Cattolica, Franco Miano, che esprime «rammarico» per la decisione di Monti, «perché si poteva lavorare ancora a stabilizzare la situazione per poi preparare le elezioni e fare una nuova legge elettorale». Secondo il presidente di Ac, anche ora «bisogna lasciare il più possibile fuori gli elementi di interesse di parte che ormai non sono più reggibili nel nostro Paese. Serve veramente uno sforzo per pensare al bene del Paese e al bene le persone». Poi Miano definisce l'atteggiamento di Monti «conseguente rispetto all'interpretazione della crisi che si è aperta». «Le condizioni di vita degli italiani - conclude - sono l'obiettivo primario di una politica che conti veramente. Ma si potevano anche preparare una serie di provvedimenti legati alle caratteristiche dei futuri eletti, mi riferisco all'incandidabilità per far sì che il nuovo Parlamento sia veramente significativo e abbia a cuore il bene comune». Pressing dal sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo. «Se riterrà che la sua presenza sia indispensabile continuerà nella politica, ma dipende tutto da lui», lasciando intendere quindi che poco varrebbero le esortazioni di quanti sono pronti a riunirsi con una lista per la sua candidatura. Quanto proprio al tema della lista Polillo chiarisce che non riesce a vedere Monti troppo bene nel Pd, «in un ruolo comunque secondario rispetto a quello di Bersani». Infine mette in risalto all'attivo di Mario Monti l'aver «introdotto nella dialettica normale delle forze politiche il superamento di una sorta di lotta civile che andava avanti dal 1994». Il sottosegretario all'Economia ricorda infatti che «ci sono state le elezioni siciliane, che sono andate come sono andate, Grillo, le primarie del Pd» e annota come, dunque, «si rimette in moto un meccanismo per cui le forze politiche cercano di ristabilire un rapporto più forte con la base elettorale». Rilancia la sua esortazione Fini. «Ritengo che Monti debba continuare a guidare il Paese come presidente del Consiglio».