Il Pdl ci ripensa: addio al taglio delle Province
e.Dopo averlo messo nero su bianco nel programma di quasi cinque anni fa, ora il Pdl torna indietro e valuta di presentare al Senato la pregiudiziale di costituzionalità. È il primo effetto della crisi di governo. La prima mossa elettorale del partito del Cavaliere. La prima riforma del governo Monti destinata a saltare. Si capisce che il prossimo mese, quello che divide il Paese dalle elezioni politiche, secondo la road map elaborata dal presidente della Repubblica Napolitano con i leader dei partiti, sarà all'insegna della propaganda e della trattativa sui provvedimenti approvati da Monti. Si comincia dalle Province. «Era già stata annunciata questa pregiudiziale - spiega il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri - Poi l'avevamo accantonata, in attesa dell'esito del dibattito in commissione. Gli emendamenti si vedranno lunedì o martedì e poi si valuterà». Il presidente dei senatori del Pdl prova a minimizzare. Anzi specifica che la «questione è slegata dall'attualità politica». Ma nel caso venisse posta la pregiudiziale di costituzionalità in Aula e approvata, il provvedimento andrebbe riscritto. Dunque sarebbe di fatto affossato, visti i tempi strettissimi per la fine della legislatura. Tuttavia Gasparri ribadisce: «Avevamo già annunciato questa pregiudiziale. Non c'entra nulla la situazione attuale. Stiamo parlando di un provvedimento abbastanza controverso in cui non mancano squilibri tra i territori», aggiunge Gasparri. Pazienza se la conseguenza dell'approvazione della pregiudiziale sarebbe far restare tutte le Province, evitando il piano approvato dal governo, che prevede la cancellazione di 35 enti locali. Il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, che ha impiegato parecchio tempo a trovare un equilibrio che potesse soddisfare la «strana maggioranza» che sostiene il Professore richiama al buon senso: «Il Senato deve decidere se avere un Paese più moderno, capace di riformarsi e in grado di dare migliori servizi ai cittadini o stare dietro a tutte le istanze localistiche che vogliono mantenere piccoli o grandi privilegi e comunque lo status quo». Il ministro aggiunge: «È legittimo ovviamente non convertire il decreto se non si vogliono ridurre le Province, in primo luogo, ma è giusto sapere che, in questo caso, non si saprà chi esercita servizi fondamentali per i cittadini e, in secondo luogo, qualcuno dovrà pur spiegare perché, essendo paladino dell'abolizione totale delle Province e non avendolo fatto in quattro anni di legislatura, si è ora contrari a dimezzarle», aggiunge il ministro. In effetti la contraddizione è palese. È stato il Pdl ad assicurare nel 2008, quando fu eletto Silvio Berlusconi, che avrebbero cancellato tutte le Province, «enti inutili». Poi nel corso della legislatura è seguita una lunga discussione all'interno della coalizione (la Lega è stata sempre contraria all'abolizione) tanto che si arrivò a valutare la chiusura di 4-5 Province. È stato il governo Monti a riprendere in mano la pratica. Ma, a quanto pare, non ci sono molte possibilità che il provvedimento vada in porto. Nel frattempo continuano le «istanze localistiche» richiamate dal ministro Patroni Griffi. I sindaci del territorio teramano saranno a Roma martedì per protestare contro il decreto Monti. Parteciperanno al sit-in degli enti soppressi e presenteranno una proposta di legge costituzionale, che consegneranno al presidente Renato Schifani, per l'abolizione di tutte le Province d'Italia. Il dissenso è dovuto alla decisione di abolire alcune Province, tra cui Teramo. Nell'incontro svoltosi ieri proprio a Teramo tra il sindaco Maurizio Brucchi e i colleghi degli altri Comuni è stato ribadito che «la mobilitazione non ha lo scopo di proteggere poltrone politiche ma di salvaguardare i diritti dei cittadini e del territorio, riducendo al minimo i disagi e le problematiche che la prospettiva della soppressione potrebbe aprire, e di rendere rispetto ad una storia politica, economica, amministrativa, culturale tra le più antiche dell'Abruzzo». Ma la riforma che taglia le Province è soltanto la prima a restare sospesa. Parte martedì la discussione sul pareggio di Bilancio alla Camera: è in prima lettura e dovrà essere esaminato dal Senato, ma sul testo c'è già un accordo di massima fra le forze politiche. Dopodomani comincia anche l'esame del dl Sviluppo che il Senato ha appena licenziato. La legge di Stabilità, che il Pdl ha annunciato voterà comunque, è in commissione Bilancio al Senato. Potrebbe approdare nell'emiciclo di Palazzo Madama a metà della prossima settimana e, modificata, arrivare in terza lettura a Montecitorio. Non solo. A rischio la delega fiscale mentre sul decreto Ilva si dovrebbe procedere spediti. Restano bloccate le due leggi Comunitarie 2011 e 2012 e aperta la questione del dl «salva infrazioni» già varato dal Cdm. Un calendario che si potrebbe concludere entro il 27-28 dicembre per poi proseguire con la gestione ordinaria, che include anche i pareri obbligatori ma non vincolati che le Camere devono dare sul decreto che stabilisce l'incandidabilità dei condannati.