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Napolitano trova la soluzione.

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IlCapo dello Stato ieri ha incontrato il segretario del Pdl Alfano, i vertici dei partiti di maggioranza e i presidenti di Camera e Senato. Alfano ha ripetuto a Napolitano quello che aveva detto alla Camera, ovvero che il Pdl considera conclusa l'esperienza del governo Monti. Ma al tempo stesso garantisce che «contribuirà a una ordinata conclusione della legislatura, anche in vista di adempimenti inderogabili relativi al bilancio dello Stato, riservandosi di decidere l'atteggiamento da tenere in Parlamento su ogni altro provvedimento già all'esame delle Camere». Tradotto: il Pdl non vuole essere additato come il partito dell'irresponsabilità, facendo precipitare il Paese nell'esercizio provvisorio. Per questo il segretario azzurro ha garantito al presidente della Repubblica, che il suo partito non si metterà di traverso e consentirà l'approvazione della legge di Stabilità. Non è stato un colloquio facile quello che ieri pomeriggio il segretario del Pdl Alfano accompagnato dai capigruppo di Camera e Senato, Cicchitto e Gasparri, ha avuto con il presidente della Repubblica mentre lo spread risaliva oltre i 330 punti e la stampa estera riaccendeva i fari sul «caso Italia». Il momento è cruciale tant'è che Napolitano ha disertato la prima della Scala (lo ha annunciato con una settimana di anticipo) proprio per affrontare tempestivamente la crisi politica. I leader politici e i vertici istituzionali sono stati ricevuti al Quirinale e se non si può parlare di consultazioni, vi assomigliano molto. Napolitano ha sollecitato che «nel rispetto delle diverse sensibilità e posizioni politiche risulti possibile un percorso costruttivo e corretto nell'interesse del Paese e della sua immagine internazionale». La preoccupazione principale del Capo dello Stato è che la turbolenza politica possa scatenare la speculazione e mandare in fumo, nel giro di poche settimane, quello che è stato fatto in un anno. Su questo Napolitano è stato chiaro. Il concetto è stato ripetuto anche al segretario del Pd Bersani e al leader dell'Udc Casini. Il giro delle consultazioni di Napolitano si è concluso con un colloquio con i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, con i quali ha esaminato le prospettive della calendarizzazione della crisi. Risultato: sarebbe stata messa a punto una road map per arrivare a una mini election day il prossimo 10 marzo per il rinnovo del Parlamento e dei consigli regionali di Lombardia e Molise. Per il Lazio, infatti, la data resterebbe quella del 3 e 4 febbraio dopo che Giuseppe Pecoraro, Prefetto di Roma, ha firmato il decreto per indire le elezioni regionali così come stabilito dal Tar. In un primo momento il Pdl avrebbe tentato di far passare la soluzione dell'election day a febbraio, puntando ad accorpare le elezioni nel Lazio con le politiche e le regionali in Molise e Lombardia. Ma la strada si è rivelata subito in salita e allora per non forzare la mano il Pdl ha preferito convergere sul 10 marzo sulla quale Napolitano potrebbe dare il via libera. Berlusconi non avrebbe avanzato obiezioni all'ipotesi di votare a marzo, nonostante la tornata elettorale sarebbe molto ravvicinata con quella per il Lazio. Resta aperta, la possibilità di accorpare alle politiche le regionali in Molise e Lombardia. Napolitano comunicherà a stretto giro l'esito degli incontri a Monti per verificare tutte le implicazioni della decisione del Pdl. Al termine degli incontri il Quirinale ha diramato una nota nella quale si sottolinea che il Pdl «condivide l'esigenza di evitare una chiusura traumatica della legislatura». Una precisazione che ha come destinatari i mercati e le cancellerie europee. Il timore è che lunedì alla riapertura della Borsa passi la consegna tra gli investitori di vendere i titoli del debito italiano. Messaggi rassicuranti sono venuti dal ministro dello Sviluppo economico, Passera: «Continuiamo il nostro lavoro serenamente».

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