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No a case e imprese nelle zone a rischio

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Il ministro Clini invia al Cipe il piano contro il dissesto idrogeologico

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Muoveda questi diktat la bozza delle Linee strategiche inviate ieri dal ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, al Cipe per la difesa del territorio dai rischi dovuti al dissesto idrogeologico e al cambiamento del clima. Linee strategiche che segnano di fatto, se diventeranno concrete politiche di tutela del territorio, un cambio di passo sulla strada della prevenzione dai disastri naturali di cui è vittima un'ampia area del nostro Paese, pari al 10% della superficie italiana, un'estensione di 29.500 kmq, e che riguarda l'89% dei comuni, 6.631 sugli 8 mila esistenti. Il Piano strategico sulla difesa del territorio dai rischi idrogeologici messo a punto da Clini sarà dunque discusso dal Cipe in una delle prossime sedute, d'intesa con i ministri delle Politiche agricole, delle Infrastrutture e dell'Economia e finanze. E già fanno discutere le novità introdotte dal titolare dell'Ambiente per la gestione delle catastrofi idrogeologiche generate dagli eventi estremi del clima che cambia. Novità a cominciare dai limiti alle costruzioni di case e imprese nelle zone a rischio, al contenimento nell'uso del suolo. Ma non solo. Clini infatti nella bozza introduce anche un dl che prevede un'assicurazione obbligatoria contro i rischi di eventi climatici estremi sia per i privati che per i beni dello Stato. L'assicurazione obbligatoria è uno dei punti cruciali su cui si sta aprendo già il dibattito ma Clini spiega subito che si tratta di un provvedimento che andrebbe a interessare «solamente gli edifici costruiti nelle zone ad alto rischio». L'assicurazione, sottolinea il ministro dell'Ambiente, si rende necessaria, «per consentire a chiunque viva o lavori nelle aree a rischio idrogeologico di avere la certezza del risarcimento in caso di danni, per ridurre i costi dei premi assicurativi e per non gravare sulle tasche di tutti gli italiani attraverso i risarcimenti con fondi pubblici». Molti gli aspetti per il riassetto e la tutela del territorio toccati da Clini nelle sue Linee strategiche. Nella bozza inviata al Cipe, come misure urgenti, vengono infatti anche finalmente attivate le Autorità distrettuali di bacino idrografico, le quali da sei anni avrebbero dovuto sostituire le vecchie Autorià di bacino soppresse dalla legge 152 del 2006. Inoltre compare il «divieto immediato di abitare o lavorare nelle zone ad altissimo rischio idrogeologico». Un Piano imponente che l'Italia attendeva da anni e che però deve trovare i finanziamenti, come sottolinea lo stesso Clini, anche dai proventi delle aste sulle emissioni di C02. Il programma di difesa del Territorio, da dettagliare ogni anno definendo gli interventi in programma, sarà finanziato, spiega il ministro nella bozza, usando una parte dei proventi, il 40%, delle aste per i permessi di emissione di anidride carbonica, proventi che la legge destina per almeno il 50% ad azioni contro i cambiamenti del clima. Un'altra quota delle risorse potrà venire dai carburanti, «rimodulando diversamente gli oneri a parità di peso fiscale» spiega ancora il ministro. Ma il Piano di adattamento dell'Italia ai cambiamenti climatici e alla difesa del territorio, con le ingenti risorse che richiede, «ripropone il tema, centrale nella programmazione degli investimenti per la difesa del territorio, dello svincolo dai vincoli del patto di stabilità per i fondi per tali interventi» come sottolinea lo stesso Clini convinto che sia «necessario, come ho avuto modo di scrivere nella lettera inviata il 19 novembre scorso ai commissari europei Connie Hedegaard e Janec Potocnik, che le misure per la prevenzione dei rischi e dei danni connessi agli eventi climatici estremi siano considerate un'infrastruttura per la crescita e lo sviluppo sostenibile del nostro Paese». «E in tale chiave - aggiunge il ministro - questi interventi dovrebbero essere esclusi dai vincoli del patto di stabilità, nell'ambito del pacchetto di misure indicate dal Consiglio Europeo del 29 giugno 2012». Per Clini, si tratta infatti di interventi ad alto valore aggiunto, con importanti e positive conseguenze sull'occupazione, in particolare giovanile, e con effetti virtuosi sulle entrate e sulla riduzione del debito pubblico. «Peraltro, non liberare le risorse necessarie dai vincoli del patto di stabilità implicherebbe, come più volte sottolineato dal consiglio dei ministri Ue, - avverte il ministro - il pesantissimo costo, anche economico, della non-azione». Immediate le reazioni a favore e contro le proposte di Clini, soprattutto riguardo l'obbligo di un'assicurazione dal rischio idrogeologico. «Clini ha fatto bene a porre la questione» dell'assicurazione, afferma Mauro Masi, amministratore delegato della Consap. «Ben venga il piano strategico per una nuova politica di prevenzione» ma per questo bisogna «fermare le grandi opere inutili per dare priorità alla mitigazione del rischio idrogeologico» è l'opinione del presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza.

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