Ma la legge elettorale resta appesa al Cav
Si cerca un accordo in commissione al Senato per andare in aula la prossima settimana
Sututto pesano le parole che avrebbe detto ieri Berlusconi al vertice con i dirigenti del Pdl: trattiamo per vedere se si può cambiare in qualche modo il Porcellum. Non ancora un via libera ma di sicuro una posizione un po' più morbida rispetto alla durezza dei giorni scorsi. Così ieri la conferenza dei capigruppo al Senato ha deciso di mettere all'ordine del giorno dell'aula del Senato per domani o, più facilmente martedì prossimo, il testo della riforma. Subito dopo l'approvazione da parte della Commissione Affari costituzionali che tornerà a riunirsi oggi pomeriggio. Proprio aspettando l'esito dell'ulteriore vertice del Pdl con il Cavaliere. Perché è chiaro che le due vicende sono strettamente legate. «Abbiamo chiesto - ha detto il capogruppo dell'Udc Giampiero D'Alia - che venga mantenuta nel calendario la legge elettorale perché abbiamo il legittimo dubbio che qualcuno non la voglia fare». «C'è la volontà di arrivare a un testo condiviso – ha aggiunto il presidente della prima commissione Carlo Vizzini – Io come presidente ho l'obbligo di occuparmene e non mi fermerò in questo compito. Nessuno pensi di lasciare il cerino in mano al presidente e alla commissione». «Se i gruppi avranno nuove proposte – ha spiegato – le esamineremo, sennò continueremo a votare quello che c'è. Se invece vogliono fermarsi perché non c'è l'accordo, lo dovranno dire. Solo se i capigruppo mi dicono che la materia non va trattata, mi posso fermare. Comunque finché c'è aula, c'è speranza...». «Abbiamo ritenuto che la legge elettorale fosse confermata in calendario perché ciascuno si prenda le sue responsabilità – ha aggiunto il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri – Abbiamo deciso all'unanimità sapendo che non si può andare in Aula con 120 testi diversi». E il presidente di palazzo Madama Renato Schifani ha garantito che farà di tutto per far «avanzare» la riforma. «La commissione – ha spiegato – è autorizzata a riunirsi in qualsiasi momento, anche nel fine settimana». Il testo sul quale i senatori voteranno potrebbe essere quello che contiene l'emendamento del vice capogruppo del Pdl Gaetano Quagliariello. «La nostra proposta abbassa la soglia del testo Malan dal 42,5 al 40 per cento – ha spiegato ieri – e assegna un premio di aggregazione al primo partito di 50 deputati e 25 senatori: sono numeri equivalenti a un gruppo parlamentare più grande dell'Udc o della Lega». «Al momento – ha proseguito – non siamo noi che concorriamo a quel premio. Questo è sufficiente per attestare la nostra buona fede e la volontà di cambiare la legge elettorale. Non c'è nessun commercio di seggi. E certamente non saremo noi a far fallire la prospettiva del cambiamento della legge per 1-2-3 seggi». Nel Pd, però, non si fidano del centrodestra. «Per cambiare l'attuale legge elettorale - ha commentato la capogruppo Angela Finocchiaro - abbiamo fatto molte proposte e accordi con il centrodestra e ogni volta, il giorno dopo, il Pdl ci ha detto che l'accordo fatto non valeva più e che bisognava andare ad una nuova formulazione del testo. Ogni volta ci siamo rimessi con impegno a cercare un punto di mediazione e non rinunceremo a questo nostro atteggiamento, perché pensiamo che l'Italia abbia bisogno di una nuova legge elettorale». «Neanche adesso perdiamo la speranza – ha proseguito – e non demordiamo sotto il profilo dell'impegno politico. Non solo la legge elettorale è nel calendario dell'Aula, ove concluso l'esame in commissione, ma abbiamo anche chiesto di tenere aperta una "finestra d'Aula" durante le vacanze di Natale, perché noi dobbiamo essere in condizioni, se è necessario, di lavorare. Ma per noi è necessario che arrivi un testo fortemente condiviso, per evitare scene di confusione e di mancate deliberazioni su una questione così delicata come la riforma della legge elettorale». Una frecciata è arrivata dal senatore della Lega Roberto Calderoli, padre proprio del Porcellum: «Non c'è stato il sole, ma ci sono state le primarie del Pd. Ecco perché l'accordo possibile sulla legge elettorale si è sciolto come neve al sole. È interesse sia del Pd sia del Pdl andare a votare con l'attuale legge elettorale, diciamoci la verità. Con l'attuale legge Bersani non rischia una vittoria a metà, e al Pdl può far comodo tornare in pista a livello di Senato, dove avrebbe ancora un potere di condizionamento. E il maiale visse felice e contento» «Mi spiace deludere il senatore Calderoli, che ci ha allietato con una serie di proposte – ha replicato ancora Anna Finocchiaro – ma il Pd è pronto da tempo, fin dai tempi del governo Berlusconi, ad uccidere il Porcellum». Pa. Zap.