«Leali a Monti. Nessuno lo tiri per la giacca»
Inun'ora e mezzo di incontro a Palazzo Chigi, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani rassicura il premier. E guarda al futuro. Avverte che «nessuno deve tirare Monti per la giacca, non è utile». Poi si sofferma sulla legge elettorale e non risparmia una stoccata al Pdl. Monti deve arrivare a scadenza naturale perché «bisogna concludere e bene il lavoro messo in cantiere» ribadisce più volte il segretario del Pd. Con il Pdl che non vuole l'election day e minaccia uno show down anticipato per il governo, il premier Mario Monti, in vista del Consiglio dei ministri, si trova davanti ad un rompicapo. Un lungo incontro, a quanto si apprende da fonti parlamentari e di governo, c'è stato l'altroieri tra il Professore e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Quirinale conferma i contatti ma non l'incontro ma è difficile immaginare che il tema dell'election day non sia stato uno dei punti al centro del colloquio. Anche perché Berlusconi starebbe insistendo parecchio per «staccare la spina» al governo tecnico. In questo modo evitando di cambiare la legge elettorale. Con il Porcellum, infatti, il Cavaliere potrebbe avere maggiore spazio di manovra per una sua eventuale lista, che è sempre più vicina. In questa partita, il Pd, chiarisce Bersani, si schiera «lealmente» al fianco del Professore. «Non so interpretare - spiega - la discussione in casa Pdl. Noi siamo leali con il governo e in Parlamento anche a modificare atti che non sempre ci convincono». Non che nel Pd non ci sia la tentazione di sfruttare a fini elettorali l'onda lunga delle primarie ma il segretario è fermo sull'idea di tenere separate le elezioni politiche e le amministrative. E che, considerata la mole di decreti e provvedimenti in attesa del via libera delle Camere, inclusi dossier delicati come la legge elettorale e la delega fiscale, sia meglio votare ad aprile per il nuovo Parlamento. Una convinzione nell'interesse del Paese, spiegano fonti democratiche, ma che in realtà tiene anche conto dell'obiettivo del Pd di vincere le elezioni perché, sostengono i democratici, «con gli occhi delle istituzioni europee e mondiali puntati su di noi, se saltano alcune riforme necessarie e lo spread torna a schizzare, potrebbe solo aumentare la sfiducia dei cittadini verso la politica». Nel ruolo di candidato premier, Bersani punta, durante l'incontro con il premier, ad approfondire alcuni capitoli delicati, come l'Ilva e i costi della Sanità, ora in mano a Monti ma che in futuro peseranno sul prossimo governo. E anche sulla situazione dei conti pubblici, nonostante l'ottimismo del ministro Grilli, il Pd ha qualche dubbio, come confermano le previsioni dell'Ocse sulla crescita dell'economia italiana più pessimistiche di quelle del governo. I rapporti tra Monti e Bersani, giurano al Pd, sono più che buoni: il Professore è il primo che domenica sera ha telefonato al vincitore delle primarie e il segretario Pd ha scelto il premier come prima persona da incontrare dopo l'investitura a candidato premier. «Monti ha voluto conoscere questa nostra avventura», racconta al termine Bersani. Quanto al futuro politico di Monti, Bersani non affronta di petto la questione. Anzi. Il segretario Pd pensa che il Professore sia «una risorsa preziosa» per il paese così come non è un mistero che il segretario Pd creda che vada superata la parentesi del governo tecnico e tornare a «coese maggioranze» politiche. Per Bersani, il premier dovrà avere un ruolo dopo il 2013 ma non è tempo di dire ora in che ruolo: «Monti nello squadrone del Pd? Che squadrone! Non vorrei annettere proprio tutti...». Se la cava con una battuta, Bersani. Ma tanti nodi sono ancora da sciogliere.