Facciamo cadere il governo Monti subito, anche prima di approvare la legge di stabilità.
L'ultimaaccelerazione di Berlusconi è arrivata ieri pomeriggio e ha un fine chiaro: impedire di far approvare la riforma della legge elettorale. Uno scenario comunque difficile, difficilissimo da metter in pratica, perché sulla sua strada il Cavaliere troverebbe il Quirinale, per nulla disposto a rinunciare a una riforma che giudica essenziale. E troverebbe probabilmente anche il «no» della parte più ragionevole del Pdl. Questo non vuol dire che Berlusconi non ci stia pensando seriamente. E questo basta per gettare ancora di più il partito nel caos. I tentativi di dissuaderlo da una scelta che si rivelerebbe tragica per l'Italia – che ha appena riportato lo spread sotto i 300 punti – sono affidati a Gianni Letta e Denis Verdini. E oggi a un incontro che il Cavaliere avrebbe convocato con il segretario e con i capigruppo. Al momento però sembra fermarsi ancora il cammino della legge elettorale al Senato. Ieri sera c'è stata una lunga riunione del Pdl in via dell'Umiltà proprio per capire che linea tenere a palazzo Madama. E in attesa di sapere qualcosa di più preciso il Partito probabilmente oggi farà slittare l'esame in aula. È cosa nota che la modifica che prevede l'introduzione delle preferenze non piace affatto a Berlusconi. E per questo è pronto a qualsiasi battaglia. Il Cavaliere preferisce le liste bloccate dove poter inserire i suoi parlamentari e poi sfruttare la sua capacità di raccogliere voti per farli eleggere. Ed è questo il vero obiettivo dell'ex premier: un partito che nelle sue convinzioni può arrivare al 7-8% con un gruppo di deputati fedelissimi che possono «proteggerlo» da eventuali iniziative parlamentari. Perché Berlusconi è ancora vulnerabile sia nelle sue aziende – Fininvest e Mondadori – sia nei processi. E in più per la prossima legislatura ha anche perso un interlocutore prezioso come Massimo D'Alema. Con il quale il dialogo è sempre corso su canali segreti e non ufficiali ma che ora perderà molta della sua efficacia perché l'ex ministro degli Esteri non si ricandiderà. La reale situazione del territorio del Pdl bombardato da Berlusconi lo dà un parlamentare romano: «Io ci provo a organizzare le primarie ma le risposte che mi arrivano dai circoli sono sempre le stesse: chi ce li dà i soldi? E che ci mobilitiamo a fare se tanto poi si candida Berlusconi e salta tutto?». Così – nell'attesa che il Cavaliere dica finalmente che scende in campo dando vita a quella lista che ha in mente da mesi, che puntualmente nasconde a ogni incontro con Alfano, salvo poi ritirarla fuori un minuto dopo aver congedato il segretario – il partito è paralizzato. Nessuna notizia delle due questioni principali: le primarie, appunto, finite ormai su un binario morto anche se nessuno ha il coraggio di ammetterlo, e la riunione dell'ufficio di presidenza, che si doveva riunire oggi ma del quale nessuno ha ancora ricevuto uno straccio di convocazione. Unico organo – come da giorni sostiene Giorgia Meloni – che possa dire ufficialmente che le consultazioni per il candidato premier non si fanno più. L'ultima data che Alfano e i candidati alle primarie aspettano per riuscire finalmente a capire qualcosa è quella di domani, quando Berlusconi potrebbe essere a Roma alla presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa. Lì potrebbe finalmente far nascere il suo progetto. Ma la sua partecipazione è ancora in forse. Con la nascita del partito dell'ex premier il Pdl è però destinato ad esplodere. Perché una parte di deputati e senatori cercherà di seguire il Cavaliere alla ricerca di un posto, mentre una parte – più numerosa – resterà fedele ad Alfano. Altri ancora, come Ignazio La Russa e Massimo Corsaro, potrebbero decidere di dare vita a una nuova formazione di destra, magari alleata con il partito di Francesco Storace. Ieri proprio l'ex ministro della Difesa, ospite di Porta a Porta ha ribadito che è sicuramente una delle opzioni possibili. Così come è sicuro che il Cavaliere non è affatto rassegnato a restare in un angolo: «Berlusconi ha un'idea precisa, sta riflettendo se trasformarla in una proposta o no. Ma se scende in campo per la premiership io la premiership di Berlusconi non la metto in discussione ma dico che dobbiamo riflettere sul modo migliore per rappresentare le diverse sensibilità del centrodestra». Questo, ha proseguito, può avvenire nel Pdl ma anche con un «nuovo centrodestra». Se questo accade, insomma, «bisognerà riflettere».