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Bersani svela il suo sogno: Berlusconi candidato

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Il leader Pd a Tripoli: «Non vedo l'ora di affrontarlo»

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Ilsecondo, Pier Luigi Bersani, è stato incoronato candidato premier del centrosinistra e pensa già a quando farà il suo ingresso a Palazzo Chigi. L'uno, però, non può fare a meno dell'altro. Il Cavaliere può lasciarsi tentare dall'ipotesi di scendere ancora in campo solo perché c'è il segretario del Pd (un successo di Matteo Renzi lo avrebbe già spinto a rinunciare). E Pier Luigi, anche se non lo ammetterà mai ufficialmente, è il suo primo fan. Tanto che ieri, durante il suo viaggio a Tripoli, ha confessato: «Berlusconi candidato? Auguri...se sarà sfida la faremo. Non vedo l'ora». Una battuta che, in realtà, è una speranza per il futuro. Con il Cav in campo, infatti, Bersani otterrebbe, senza fatica, alcuni vantaggi elettorali. Anzitutto quello di poter affrontare un centrodestra profondamente diviso. Chi seguirà Berlusconi? Che fine farà il Pdl? E gli ex An? Poi c'è il nodo della legge elettorale. Silvio l'ha detto e ripetuto: la condizione per una nuova discesa in campo è la sopravvivenza del Porcellum. Il leader Pd continua a recitare la parte di colui che ne chiede la modifica, ma in realtà non sarebbe affatto dispiaciuto se ciò non accadesse. Con il Porcellum, infatti, sarebbe lui a decidere le liste elettorali. Anche perché difficilmente la coalizione riuscirà ad organizzare le primarie per i candidati in Parlamento. Ma soprattutto, vincendo, potrebbe costruire una maggioranza solida senza bisogno del soccorso di Pier Ferdinando Casini. Certo, Bersani ha comunque bisogno di un po' di tempo per organizzare la sua metà del campo. Per questo, sempre ieri, ha bocciato l'ipotesi di un election day da celebrare a febbraio: «Ho sempre pensato che sia sensato tenere separate le elezioni regionali e politiche. Dopo di che voglio capire se Alfano e Berlusconi vogliono e come le elezioni politiche a febbraio. Parlare di election day senza capire cosa significa è difficile. Noi non siamo di questa opinione». Tra i nodi da sciogliere, poi, ci sono il futuro di Renzi e dei big democratici. Sul primo Pier Luigi ribadisce il suo no a ipotetici ticket: «Non abbiamo il duopolio, io non pretendo il monopolio ma siamo un collettivo aperto e plurale, discutiamo insieme e poi siamo uno squadrone che vuole servire il Paese. Il partito non è di proprietà né di Bersani né di Renzi, riusciremo tutti insieme a fare squadra. Alla prima occasione ci vedremo ma quello che abbiamo fatto non l'abbiamo fatto noi due». Sui big da prepensionare, invece, parla in un'intervista al Mattino, Alessandra Moretti, vicesindaco di Vicenza e portavoce del segretario durante la campagna delle primarie: «Dopo 15 anni in Parlamento si deve ritornare a fare quel che si faceva prima. Oppure ricavarsi altri ruoli, come il sindaco o l'assessore». Rosy Bindi è avvisata.Nic. Imb.

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