Napolitano firma il decreto, magistrati pronti al contenzioso
Èla tesi prevalente negli ambienti giudiziari tarantini che non intendono fare passi indietro rispetto ad un dato di fatto ormai indiscutibile: l'Ilva inquina e provoca danni alla salute e il decreto legge che salva il colosso siderurgico non può cancellare il pericolo attuale e concreto ancora esistente. La guerra è quindi ormai aperta: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha emanato il decreto legge ed i magistrati si apprestano ad aprire di fatto un contenzioso senza precedenti. «La questione è complicata», ammette il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, che sulla faccenda non si sbilancia. Secondo quanto trapela, però, la procura ionica sta valutando le due possibili vie: una è chiedere al giudice che sia proposta una questione di legittimità costituzionale del decreto, l'altra è sollevare un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato in relazione allo stesso decreto. L'occasione potrebbe essere già l'udienza davanti al tribunale del Riesame del 6 dicembre, che però forse è troppo ravvicinata. Una cosa è certa: il decreto legge va studiato e in Procura sono al lavoro anche su questo fronte. «Saranno verificati - dice Maurizio Carbone, segretario dell'Anm e pm a Taranto - gli effetti immediati dell'entrata in vigore del decreto legge che in quanto tale i magistrati sono tenuti ad applicare e ad osservare come qualsiasi disposizione di legge». Poi «verranno verificati nelle sedi opportune - aggiunge - gli eventuali rimedi e la possibilità di sollevare conflitti di attribuzione o eccezioni di incostituzionalità laddove dovessero essercene i profili». Il decreto, insomma, - ribadisce Carbone - «desta più di qualche perplessità oltre ad essere una forte assunzione di responsabilità da parte del governo nel momento in cui ritiene di superare i provvedimenti giudiziari e la situazione di pericolo esistente attraverso l'intervento normativo». Il decreto, sottolinea ancora Carbone, «vanifica gli effetti di provvedimenti cautelari sui quali era già intervenuto un giudicato cautelare nel senso che il sequestro preventivo di luglio è stato giudicato dal riesame e verso il provvedimento del riesame non è stato, da parte dell'Ilva, sollevato il ricorso in Cassazione». L'azienda ha convocato i sindacati per domani. Si dovrà discutere anche della cassa integrazione disposta per 1.031 lavoratori dell'area a caldo a causa dei danni provocati dalla tromba d'aria.