L'Election day regala Maroni al Pdl

Sullarichiesta dell'Election day e della minaccia di una crisi di governo Angelino Alfano ieri ha trovato infatti l'appoggio di Roberto Maroni. Il segretario leghista lo ha infatti sfidato a una prova di coraggio: «Condivido la proposta del segretario del Pdl di fare l'election day per risparmiare 100 milioni di euro – ha rilanciato – Ma gli faccio una proposta: siccome il 10 di febbraio sono già fissate le elezioni regionali, facciamo l'Election Day il 10 di febbraio, anticipando la scadenza della legislatura». Da qui, secondo Maroni, si potrebbe iniziare a lavorare per ricomporre l'alleanza: «Questa è la soluzione che aprirebbe nuovi e interessanti scenari». Sulla crisi di governo confida molto Berlusconi perché questo gli consentirebbe di cancellare definitivamente la possibilità di fare una nuova legge elettorale. In questo modo si andrebbe al voto con l'attuale Porcellum, che impone ai partiti di presentarsi come coalizione e che non prevede le preferenze. Ma il Cavaliere ha anche un piano B per affossare la riforma. Domani in aula al Senato si tornerà a votare il testo della nuova legge elettorale e il Pdl si presenta spaccato. I fedelissimi di Berlusconi – come Sandro Bondi – sono pronti a votare contro. E con il loro no la riforma potrebbe anche non passare. Così in queste ore nel partito si sta lavorando proprio per capire quante possibilità ci sono di disinnescare il pericolo di una bocciatura che provocherebbe l'intervento del capo dello Stato. Giorgio Napolitano è furioso per i continui rallentamenti che i partiti hanno imposto al cammino della legge e ha più volte avvertito che non è disposto a tollerare altri ritardi. «La situazione ancora non è chiara – spiega il senatore del Pdl Andrea Augello – dobbiamo capire in queste ore chi vota che cosa. Il rischio è che il Pdl vada in ordine sparso». Ma il Pdl rischia di spaccarsi anche per il nuovo partito che Berlusconi ha in mente e al quale ancora non ha rinunciato. Per questo ieri Angelino Alfano ha spinto di nuovo sul tasto dell'unità in un messaggio ai Democratici Cristiani di Carlo Giovanardi: «Molteplici fattori hanno ridotto la nostra capacità di forza sull'elettorato. Ma la risposta non è quella di dividere ciò che è stato faticosamente unito, condannandoci tutti alla irrilevanza davanti ad una sinistra che ha saputo rilanciarsi dialogando con il suo elettorato». «L'obiettivo deve essere quello di recuperare la nostra forza con un programma capace di battere la sinistra – ha proseguito – e restituire alla nostra Italia un'autentica dialettica democratica, che superi definitivamente la parentesi emergenziale di un governo tecnico che abbiamo generosamente appoggiato pensando di fare il bene dell'Italia, anche quando non eravamo pienamente convinti di numerose scelte». Intanto Pier Ferdinando Casini ieri ha approfittato di un invito alla trasmissione «Domenica In» per attaccare Berlusconi – «Alle sue giravolte non riesco a starci dietro, ogni volta che parla critica Monti, come faccia a pensare all'unità dei moderati con noi che lo difendiamo, neanche in un circo equestre...» – e poi per candidare il premier al Colle: «Noi per il Quirinale proporremo Monti».