Ingroia «battezza» il polo arancione: qui da spettatore interessato
Èrientrato dal Guatemala per poco e all'interno della parentesi italiana dedica un po' del suo tempo all'assemblea dell'associazione Alba e del movimento arancione. Sono quelli dell'appello «Cambiare si può» che ha raccolto movimenti (come quello No Tav e Dal Molin), intellettuali (da Moni Ovadia a Citto Maselli) insieme al sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Lì come «osservatore», aveva precisato pochi giorni fa l'ex procuratore aggiunto di Palermo, ma un osservatore molto interessato perché, rilancia tra gli applausi della platea del Teatro Vittoria al Testaccio, «io sto con voi». Nessun impegno preciso per ora se non la condivisione dell'idea di base della piattaforma: il cambiamento non solo è dovuto ma anche «necessario» perché, come va ripetendo da tempo il magistrato, «la vera anomalia del Paese è una classe dirigente che si è compromessa con reti criminali». C'è chi già lo vede candidato premier degli arancioni ma almeno per il momento il mistero non viene svelato. Intanto, in una nota di fine lavori, l'assemblea riconosce «la necessità di una proposta elettorale autonoma e nuova, anche nel metodo, capace di parlare a un'ampia parte del Paese» e «invita tutte le realtà locali interessate a questo progetto a promuovere assemblee nei territori, con la più ampia partecipazione dei cittadini, nei giorni 14 o 15 dicembre». Entro dicembre, poi, si terrà una seconda assise nazionale «al fine di valutare l'esito della consultazione nei territori». De Magistris è impegnato in prima persona per «vincere», per costruire un'alternativa di sinistra alle politiche di Monti. Non mancano critiche. Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto se la prende con Ingroia che «ha una straordinaria capacità di lavoro, per un terzo è in trasferta in Guatemala, per un terzo fa il pm sul rapporto politica-mafia in Italia, per un altro terzo è in servizio permanente effettivo costruendo la sua leadership al cosiddetto quarto polo». «Mentre il Csm - conclude - tace, la terzietà del giudice e lo stato di diritto vanno a farsi friggere».