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Alfano guadagna tempo Berlusconi vuole il Porcellum

Silvio Berlusconi

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Ha vinto di nuovo la testardaggine di Angelino Alfano per fare le primarie. E ancora una volta Silvio Berlusconi, nel lungo faccia a faccia con il segretario ad Arcore, durato quasi cinque ore, ha fatto spallucce e lo ha lasciato libero di andare avanti con il Pdl. Non escludendo però prima o poi di dar vita alla sua lista. Sicuramente però i due si sono trovati d'accordo su un punto: chiedere al governo di indire un election day il 10 febbraio, quando sono state fissate le elezioni regionali del Lazio. Come arma di pressione il Pdl è pronto anche ad andare a una crisi anticipata. «Ci siamo battuti per evitare che venissero buttati dal balcone 100 milioni di euro e ora sembra che siamo tornati punto e a capo – ha spiegato Alfano – Il governo ponga rimedio immediatamente perché è inaccettabile che si voti in alcune grandi regioni italiane poche settimane prima che si voti alle politiche. Non ci sentiamo di escludere una crisi anticipata. Perché la posta in gioco è alta». Altissima, addirittura, per Berlusconi. Perché alla possibile fine anticipata della legislatura è legata la sua speranza di non cambiare la legge elettorale. Il Cavaliere, infatti, vuole mantenere il Porcellum e soprattutto non vuole l'introduzione delle preferenze. La sua necessità non è tanto quella di costruire un nuovo partito per vincere ma di avere un gruppo di suoi fedelissimi eletti in Parlamento. Cosa che il Pdl non gli garantisce più. Per questo però ha bisogno di un sistema elettorale con liste bloccate e con candidati scelti direttamente da lui. Con le preferenze, invece, tutto diventerebbe più difficile. Se non impossibile. Perché i nomi che ha in testa Berlusconi – imprenditori e le deputate del suo «cerchio magico» – non hanno la forza di andare a conquistare voti. Per questo ha chiesto ad Alfano di difendere «con le unghie con i denti» la scelta dell'election day. Uno scioglimento anticipato impedirebbe infatti la riforma della legge elettorale perché non ci sarebbero più i tempi necessari per approvarla. Ma su questa strada Berlusconi deve anche mettere in contro lo scontro che si aprirebbe con il Quirinale. Napolitano, infatti, è furioso con i partiti perché non sono ancora riusciti ad approvare la nuova legge e non è assolutamente disposto ad andare a votare con quella attuale. Il Colle ne fa una questione di rispetto della democrazia e dei cittadini. Per quanto riguarda il Pdl nel vertice di ieri a Villa San Martino Alfano ha difeso soprattutto le consultazioni del 16 dicembre, cercando di convincere il Cavaliere a non insistere con l'idea di «spacchettare» il partito. Perché – ha obiettato il segretario – se ci dividiamo andiamo incontro a una disfatta clamorosa. Ragionamento che in parte condivide anche Berlusconi, soprattutto dopo che i sondaggi di Alessandra Ghisleri hanno dato Forza Italia 2.0 poco al di sopra del 5%. Ma quel che «pesa» è che l'ex premier è ancora deciso a giocare fino in fondo la battaglia sulla legge elettorale. Sulla sua candidatura, infatti, Berlusconi ieri ha preferito tenere le carte coperte. «Io non so se voglio fare la mia lista, comunque ora non voglio dirlo. A nessuno», avrebbe tagliato corto nel corso della riunione. Alfano da parte sua, per il momento, si tiene stretto il suo punto nel pallottoliere della sfida infinita con l'ex premier. «Io ho ribadito la volontà di perseguire la via dell'unità - ha spiegato appena uscito dal lungo vertice al quale hanno partecipato anche Denis Verdini e Gianni Letta – Le primarie? Le abbiamo fissate per il 16 di dicembre, non è avvenuta nessuna marcia indietro oggi. Berlusconi candidato? Abbiamo parlato delle varie ipotesi della costruzione di un nuovo movimento, ma io ho fatto presente che la cosa più giusta da fare è stare uniti, perché uniti è più facile vincere, anche cambiando il nome, se serve». «La sua candidatura - ha concluso Alfano - è scelta che spetta a lui, ma non me l'ha manifestata formalmente. Se ci saranno decisioni in questo senso sarà lui a comunicarlo». Sospesa, per il momento, anche la decisione di convocare l'ufficio di presidenza della prossima settimana. Il Cavaliere non vorrebbe farla perché è stanco di riunioni che giudica solo uno «sfogatoio». Alfano potrebbe comunque organizzarla per costringerlo invece ad arrivare a una decisione definitiva. Per ora il segretario incassa i complimenti dei sostenitori delle primarie. Come il senatore Andrea Augello: «Alfano è stato bravo, ha tenuto il punto. E soprattutto ha difeso la credibilità del partito. Perché non sarebbe stato serio buttare 300 mila firme raccolte tra la nostra gente».

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