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Renata Polverini «cede», nel Lazio si tornerà alle urne il 10 e 11 febbraio.

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LaPolverini ha sempre giustificato il rinvio con l'intenzione di trovare un escamotage con il governo per ridurre da 70 a 50 il numero dei consiglieri regionali. A oggi sembra un tentativo fallito. Ora toccherà all'esecutivo valutare la possibilità di far svolgere in quei giorni anche le consultazioni in Lombardia e Molise. E mentre crescono le polemiche per le ultime nomine decise dalla Giunta del Lazio, da cui sono usciti i rappresentanti dell'Udc, si prepara la campagna elettorale. Con molti dubbi. A destra, dove non c'è ancora un candidato, e a sinistra, dove il Pd dovrà affrontare il nodo delle ricandidature. Da più esponenti del partito, infatti, è arrivata la richiesta di non ripresentare alle elezioni i consiglieri uscenti che, secondo il candidato alle primarie Matteo Renzi, ma anche molti altri, sarebbero comunque responsabili dell'aumento dei fondi ai partiti (da 1 a 14 milioni) deliberati all'unanimità dall'ufficio di presidenza. Non sarà semplice per il candidato del centrosinistra alla Regione, Nicola Zingaretti, presentarsi con una squadra rinnovata e credibile. Intanto il premier Monti ha confermato la «svolta»: «Abbiamo notizia della decisione del presidente Polverini ma non ne ho parlato con il ministro degli Interni». Inevitabili i festeggiamenti. «Finalmente, era ora! - dice il leader Idv Antonio Di Pietro - Ci sono volute due sentenze della magistratura e un richiamo ufficiale per avere la data delle elezioni nel Lazio. Adesso il governo sia conseguente e fissi, nella stessa giornata, anche le consultazioni per la Lombardia e il Molise. È una richiesta che faremo formalmente con un'interrogazione urgente all'esecutivo, come abbiamo già fatto in passato presentando altri atti ispettivi in Parlamento». Fa ironia il presidente dei Verdi del Lazio, Nando Bonessio: «Ancora un poco e ci sarebbe voluto il Consiglio di sicurezza dell'Onu per convincere la Polverini a fissare le elezioni nel Lazio. Ora dopo mesi di indebita occupazione delle poltrone regionali abbiamo la data del 10-11 febbraio e la resa di Polverini sarà ricordata come uno degli assedi politici più lunghi della storia». Contento anche l'avvocato Gianluigi Pellegrini che, per conto del Movimento Difesa del Cittadino, aveva proposto ricorso al Tar del Lazio per sollecitare una fissazione veloce delle Regionali (i giudici amministrativi avevano dato cinque giorni alla governatrice per decidere la data delle elezioni): «La democrazia sospesa torna nel Lazio. Doveva mandarli a casa lei - prosegue Pellegrino, riferendosi alla presidente dimissionaria Polverini - ma hanno dovuto pensarci i cittadini e i giudici indipendenti a dare il ben servito a lei e tutti i suoi consiglieri dopo la cuccagna dei fondi pubblici». L'avvocato Pellegrino ha comunque detto che allo stato c'è attesa per la lettura del decreto e se l'è presa anche con il ministro dell'Interno. «Quel che è certo - ha concluso - è che il ministro Cancellieri non può limitarsi a farci sapere cosa ha fatto la Polverini, ma in ottemperanza all'ordine del giudice che l'ha nominato come commissario ad acta deve verificare che il decreto emesso costituisca esatta ottemperanza alla sentenza». L'election day comunque si avvicina. Il presidente della Lombardia Roberto Formigoni si è detto favorevole: «Va bene così». Per il Molise è ancora più urgente la consultazione dato che il governo regionale è stato azzerato dall'annullamento delle precedenti elezioni. Consiglieri e assessori non sono quindi neanche in regime di «prorogatio».

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