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L'ennesimo incontro ci sarà oggi a Villa San Martino.

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AngelinoAlfano andrà da Berlusconi insieme a Gianni Letta per tentare ancora una volta di convincerlo a non presentare la sua candidatura e a non distruggere il Pdl. Ma il Cavaliere non sembra aver voglia di tornare indietro: ha in agenda per il week end una serie di riunioni che potrebbero rivelarsi decisive, magari rendendo ininfluente l'annunciato Ufficio di presidenza chiamato a cancellare le primarie del 16 dicembre. È pronto anche il simbolo, praticamente lo stesso del 1994, solo aggiornato in qualche dettaglio. Anche i manifesti sono stati stampati e l'ex premier è prontissimo a ragionare dell'«operazione FI» con un manipolo di fedelissimi di stretta osservanza, probabilmente domani. Il Cavaliere cerca comunque di non spaventare nessuno, anzi di rassicurare tutti della bontà dell'operazione. Così ha fatto anche ieri di fronte a Giorgia Meloni che lo ha incontrato provando a invocare ancora una volta la salvezza del Pdl e del suo segretario, proponendosi come volto nuovo capace di svecchiare insieme il partito. «Caro Presidente, non roviniamo tutto – si legge nel documento che gli ha consegnato – È l'appello che ti rivolgo sapendo che le notizie apparse sulla stampa non sono campate per aria, ma consapevole che le tue decisioni non sono ancora prese. Non cedere a tentazioni "nostalgiche" o a espedienti tattici, non dividere il nostro mondo in tanti pacchetti, mettendo in pericolo il significato più profondo della tua sfida politica». Berlusconi, però, avrebbe ribadito la necessità dello spacchettamento, assicurando a Meloni leadership e sostegno. Bisognerà però vedere – ragionano tutti quelli che sono ancora schierati con Angelino – cosa risponderà il segretario. Se dirà sì alla richiesta di Berlusconi la scissione tra Pdl e la nuova FI potrebbe anche non esserci e tutto si potrebbe risolvere in un passaggio «morbido» nella nuova creatura politica. Se però Alfano si opporrà la crisi sarà inevitabile. Perché Berlusconi non accetterà di essere messo da parte e andrà avanti sul suo progetto. E a quel punto si peserà quando valgono i due partiti. Secondo un sondaggio dell'istituto Swg, Forza Italia alle prossime elezioni politiche potrebbe raggiungere il 9,3 per cento. Tutti voti che ruberebbe al Pdl che scenderebbe al 4 per cento. «Ritengo che Berlusconi debba sciogliere dei nodi: vediamo che argomenti porterà nella riunione della prossima settimana – è il ragionamento del capogruppo al Senato Maurizio Gasparri – Se l'ipotesi fosse quella di tornare a Forza Italia, ciascuno si regolerà di conseguenza. Se dovessero prevalere idee in cui Berlusconi propone quattro cinque liste, mi sentirò io in primis, chiamato in causa per dire la mia». Ma c'è già anche chi fa i conti su come si dividerebbero i parlamentari. In Lombardia resterebbero fedeli al segretario Roberto Fomigoni, Gabriele Albertini, Maurizio Lupi e altrettanto dovrebbero fare gli eletti in Piemonte, primo fra tutti Guido Crosetto. I «milanesi» Ignazio La Russa e Massimo Corsaro potrebbero invece staccarsi e confluire in un partito della destra-ex An alleato con Francesco Storace. Con il Cavaliere resterebbe Michela Brambilla. La Toscana, invece, passerebbe in massa con Berlusconi, sotto la spinta del coordinatore Denis Verdini, seguito da Altero Matteoli. Più complicata la situazione nel Lazio, dove il gruppo del Pdl si spaccherebbe probabilmente in due: gli ex An – da Andrea Augello a Giorgia Meloni al sindaco Gianni Alemanno – resterebbero con Angelino, Antonio Tajani e Claudio Fazzone andrebbero invece nella nuova Forza Italia. Stessa situazione in Campania dove «resisterebbe» con Alfano forse solo il governatore Stefano Caldoro. Spaccata anche la Sicilia: con Berlusconi passerebbero tutti i deputati legati a Marcello Dell'Utri. Ma lo «stallo» tra il segretario e l'ex premier blocca anche la scelta per il candidato del centrodestra nel Lazio. «Dobbiamo aspettare mercoledì per sapere se ci sarà un solo Pdl o ce ne saranno due – commenta il senatore Andrea Augello – Solo a quel punto si potrà decidere cosa fare».

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