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Stefano Buda PESCARA C'è Italia-Germania in tv e in fabbrica non si lavora.

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Succedenegli stabilimenti Sevel della Val di Sangro, in Abruzzo, dove si producono i furgoni Ducato della Fiat e altri veicoli commerciali leggeri. Giovedì la Fiom di Chieti proclama uno sciopero di quattro ore, dalle 18.15 alle 22.15, guarda caso in coincidenza con la semifinale del campionato europeo di calcio. A Sergio Marchionne, che ha già un diavolo per capello dopo la sentenza che lo obbliga ad assumere 145 operai a Pomigliano, la bizzarra astensione non sfugge, e affida a un comunicato aziendale il suo disappunto. «Alla Sevel di Atessa la Fiom ha proclamato uno sciopero di quattro ore in concomitanza con lo svolgimento della partita Italia-Germania - si legge nella nota - L'iniziativa è ufficialmente presentata come un'azione di protesta contro la politica del governo e la riforma del mercato del lavoro, ma la scelta dell'orario e la programmazione solo sul secondo turno non lasciano dubbi». Poi l'affondo, pungente e serafico: «Si ripropone un film già visto in passato, quando guardare la partita di calcio era più importante che andare a lavorare». Neanche i vertici nazionali della Fiom trovano le parole per difendere i loro referenti locali. Secca la scomunica di Maurizio Landini, che pure non è mai stato tenero con la Fiat. «La scelta della Fiom di Chieti è sbagliata - rimarca il segretario nazionale - avevamo invitato tutte le strutture sul territorio nazionale a manifestare e scioperare in concomitanza con la fiducia alla Camera sul Ddl lavoro il 26 e 27 giugno, è un errore aver fatto coincidere lo sciopero con la partita dell'Italia». Ancora più esplicito Giorgio Airaudo, responsabile Fiom per il settore auto: «È stato fatto un inutile regalo alla Fiat, visti anche i 500 permessi concessi il giorno prima ai dipendenti della Sevel per vedere la partita Portogallo-Spagna». Lo sciopero azzurro un effetto positivo l'ha sortito: l'azienda e l'ala dura del sindacato, per una volta, hanno trovato un punto di accordo. All'angolo, solo e bastonato, il responsabile provinciale della Fiom di Chieti, l'uomo che ha indetto la protesta ad orologeria. «Nessuna motivazione calcistica - prova a difendersi Marco Di Rocco - la Fiat tenta di ridicolizzare la nostra protesta, come se fosse facile per un lavoratore rimetterci 60 euro del salario per assistere alla partita». Sarà, ma la bassa adesione allo sciopero, vicina al 3,5%, dimostra che i lavoratori dello stabilimento abruzzese hanno un livello di coscienza e un senso responsabilità superiori ai loro rappresentanti sindacali. Anche se in realtà, le ruggini tra gli operai della Sevel e Sergio Marchionne, vantano diversi precedenti. Fece rumore, otto mesi fa, l'atto di accusa del numero uno della Fiat, che parlò di «anarchia sindacale in Val di Sangro» e «dell'impossibilità di creare un prodotto finito nei giorni di straordinario, perché il 20% degli operai dello stabilimento, grazie a regole sindacali che lo consentono, non si presenta al lavoro». Una dichiarazione che sollevò un vespaio di polemiche, provocando reazioni accesissime da parte della Fiom. L'autogoal dell'altra sera, nell'estenuante sfida tra azienda e sindacato, fa pendere la bilancia dalla parte della Fiat.

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