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I politici disertano il palchetto Alemanno a fianco dei tifosi

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Primo tempo con l'ambasciatore tedesco. Poi con la gente

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Enon poteva mancare, a fianco dei tifosi romani, in un giorno così importante per la Nazionale del cuore. Alemanno ha seguito ieri il secondo tempo dell'agognata sfida calcistica Italia-Germania per gli europei in piazza con la «sua» Capitale. Con lui, per l'intera durata della partita, c'è stato anche l'ambasciatore della Repubblica Federale di Germania in Italia, Michael H. Gerdts. Ma sulla sua presenza è nato un giallo diplomatico-calcistico. Prima la voce di un dietrofront del Campidoglio, poi l'informazione secondo cui l'ambasciatore avrebbe declinato, all'ultimo minuto, l'invito accettato in un primo momento, causa l'impossibilità da parte del Comune di accogliere la sua richiesta (tecnicamente irrealizzabile) di realizzare un privè con posti a sedere di fronte al maxischermo. Anche questo un segno, in versione romana, del senso culturale del match disputatosi ieri sera sul campo di Varsavia. L'opposizione non ha perso l'occasione per ironizzare sul caso. Ma a fare chiarezza ci ha pensato una nota congiunta dell'ufficio stampa capitolino e dell'ambasciata della Repubblica Federale di Germania, diramata poco prima delle 18.30: «Alemanno e Gerdts insieme per la semifinale». Una soluzione del caso per tagliare la testa al toro e sotterrare i malintesi. Per il sindaco, «primo tempo della semifinale Germania-Italia di Euro 2012 in compagnia dell'ambasciatore della Repubblica Federale di Germania, presso la sua residenza di Villa Almone». Second time «in piazza del Popolo fra i tifosi delle rispettive Nazionali insieme con l'ambasciatore tedesco». Tifo bipartisan, invece, oltretevere, negli appartamenti pontifici. Papa Ratzinger, «superpartes», non ha guardato la sfida in tv, essendosi dovuto ritirare presto perché atteso stamattina alla messa nella Basilica vaticana per San Pietro e Paolo. Diserzione per politici in piazza nel corso del primo tempo dell'incontro, alcuni commentano su twitter. Fra i romani accalorati non si riconosce nessun volto noto. Nell'area riservata, ai piedi del maxischermo, solo giornalisti. A Villa Almone, invece, il primo tempo si è aperto davanti ad un megaschermo con il sindaco e l'ambasciatore tedesco schierati in prima fila. Spilletta con le bandiere di Italia e Germania al petto, uno accanto all'altro hanno assistito al fischio d'inizio dell'attesissima semifinale, dopo un rapido brindisi di introduzione. Alle loro spalle, una nutrita platea formata per maggioranza da supporter teutonici. Così, mentre cresceva il delirio di una piazza del Popolo infuocata da fumogeni tricolori e un tifo da far accapponare la pelle, in casa tedesca passavano alla storia i due gol degli azzurri fra i sorrisi composti di soddisfazione del sindaco. Secondo tempo fra la gente. Istituzioni e cittadini a soffrire insieme. Fiato sospeso e occhi vigili. In piazza con Gerdts e Alemanno, accolti dall'ambasciatore del Regno unito Christopher Prentice, in mezzo alla folla anche l'assessore alle Politiche culturali e centro storico, Dino Gasperini e il delegato allo Sport Alessandro Cochi. Batticuore a mille sulle occasioni mancate. Orrore per il calcio di rigore a tre minuti dalla fine. Poi, l'esplosione: una gioia incontenibile, l'urlo liberatorio della città. Alemanno parla solo a gioco chiuso: «La finale al Circo Massimo», annuncia, sventolando la bandiera offertagli da un tifoso. «A chi diceva che i megaschermi portavano 'sfiga' dico che invece è andata bene. È una vittoria che ci tira su e la speranza è che ci aiuti a superare la crisi e a sentirsi tutti più europei». Cronaca romana di una partita eterna. Dei due universi scesi in campo, alla fine, a prevalere è stata la forza e il coraggio dell'Italia. L'intero Stivale ha sofferto, gioito, tremato e tenuto il respiro per tutto il tempo del gioco. E Roma ha fatto sentire a tutti il suo cuore di Capitale d'Italia arrivato fino in Polonia. Due a uno senza supplementari: nella vita o si vince o si perde.

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