Tredici decreti da approvare Ferie a rischio, partiti in rivolta
Ingorgo in Parlamento. Fini:«Pronti a lavorare anche ad agosto di notte» Malumori contro il governo. Finocchiaro: «Pausa estiva? La stabilisce la Carta»
o.In strada, forse, non di certo in Parlamento dove, con tredici decreti legge da esaminare e approvare in poco più di trenta giorni, c'è il rischio che il mese più torrido dell'anno sia anche quello più caldo sul fronte politico. Con l'ipotesi, udite udite, di cancellare un paio di settimane di ferie ai politici. Il caso nasce da una battuta di Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. Il ministro per i Rapporti col Parlamento Giarda gli elenca tutti i provvidimenti da approvare entro l'estate, ad un tratto Cicchitto sbotta: «Io ve lo dico: se ci volete far stare qui fino al 12-13 agosto, son problemi vostri... A quel punto ve la dovrete trovare voi una maggioranza». Parole scherzose, ammette in seguito lo stesso Giarda. Che però provocano la solita levata di scudi anticasta sul web. In breve scoppia un piccolo caso a tal punto che deve intervenire il presidente della Camera Gianfranco Fini. Inserisce il tema nella riunione dei capigruppo al termine della quale proferisce un pacificatore: «Pronti a lavorare anche tutto agosto, se serve». Tutto qui? Non proprio. Perché è lo stesso Fini a focalizzare meglio la questione: «Il premier Monti rifletta sul numero di decreti leggi in scadenza». Tredici appunto. Tutti, peraltro, di importanza notevole. Si va dalla Spending Review, in aula dal 2 al sei luglio, ai fondi per la ricostruzione in Emilia (9-13 luglio), dal piano Sviluppo (16-20 luglio) alla ratifica del Fiscal Compact (30 luglio-3 agosto). Non c'è tempo neanche per prender fiato, insomma. E dato che deputati e senatori si sono già lamentati per i troppi voti di fiducia (con i quattro richiesti sul ddl lavoro siamo a 26), l'impressione di un Parlamento usato dal governo solo per ratificare e non per discutere è sempre più accentuata. Del genere: «Ci trattate da burattini, almeno non toglieteci le ferie». Che il tema sia sensibile lo dimostra il fatto che a difesa di Cicchitto siano intervenuti addirittura due esponenti di prim'ordine del Pd. Il capogruppo al Senato Anna Finocchiaro ha parlato di un «can can ridicolo costruito su una battuta», ribadendo di essere pronta a lavorare «il lunedì e il venerdì» ma che «la pausa estiva è un diritto sancito dalla Costituzione». Mentre il segretario Bersani ha commentato lo tsunami internettiamo anticasta con un «si è passato il segno». Di fatto, il rischio che le ferie dei parlamentari subiscano un taglio è concreto: «Si voterà anche di lunedì e venerdì e in notturna», ha insistito Fini. In molti storcono il naso, ma qualcuno ha accolto la notizia con gioia. Chi? Il sottosegretario all'Economia Gianfranco Polillo. Sognava una settimana di ferie in meno per avere un punto di Pil in più. È stato accontentato.