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Monti sfida Berlino su crescita e misure anti spread

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Il Prof va determinato al Consiglio Ue Merkel: non ci sono soluzioni facili

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Ilpremier è arrivato a Bruxelles per la due giorni del Consiglio europeo, determinato a spuntare un risultato sul fronte della crescita e della stabilizzazione degli spread. Monti si presenta al tavolo del vertice forte non solo dell'appoggio della maggioranza che ieri ha votato la fiducia sulla riforma del lavoro, ma anche della «tifoseria» d'oltre Oceano. Obama ha detto chiaro e tondo che confida in lui per un risultato sul fronte della crescita e per aprire una breccia nell'intransigenza del Canceliere Angela Merkel. Non a caso ieri il Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) ha scritto un endorsement a Monti sottolineando che è il leader europeo preferito da Barack Obama, che lo consulta al telefono più di qualunque altro, in ogni caso più di Angela Merkel e di Francois Hollande. Per il quotidiano tedesco si nota «una certa preferenza di Obama per i partner europei che chiedono più misure a sostegno della crescita e l'introduzione di eurobond». Come dire che prendendo una posizione di totale chiusura verso misure pro crescita, la Merkel rischia di trovarsi contro anche Washington. Ma il Cancelliere tedesco è intenzionato a non concedere nulla «gratis». L'apertura all'utilizzo dei fondi salva Stati dovrà avere come contropartita un patto politico ad integrazione del fiscal compact, in base al quale Berlino potrebbe «commissariare» tramite Bruxelles i governi con i conti pubblici fuori controllo. Ieri parlando al Bundestag, Merkel ha innazitutto smontato le aspettative su un esito positivo del vertice. «Non mi faccio illusioni, non esiste alcuna soluzione facile e veloce a questa crisi». La strada giusta è quella di «ridurre i debiti pubblici» e della «sorveglianza delle banche». Quella «sbagliata» è l'introduzione degli Eurobond. E rilancia la tesi che «controlli e condivisione della responsabilità devono andare di pari passo». Il che significa una concertazione dei bilanci nazionali, controllati e, se necessario, emendati da Bruxelles. Il Cancelliere si è detta preoccupata che al Consiglio europeo «si parli troppo di tutte le idee possibili per la mutualizzazione del debito e troppo poco di come migliorare i controlli e le riforme strutturali». Insomma niente sconti in nome della crescita e della stabilizzazione dei mercati. Sarà questa la linea che la Merkel intende mettere sul tavolo del vertice. Unica concessione, al momento, è sulla Tobin Tax, la tassazione delle transazioni finanziarie. Il Cancelliere ha elogiato Monti per aver portato l'Italia «sulla strada verso finanze solide, occupazione e crescita». Dopo il discorso al Bundestag, la Merkel è volata a Parigi per un incontro a quattr'occhi con il presidente francese Hollande dipreparazione del vertice di oggi. Il Cancelliere entrando all'Eliseo ha ribadito che sarà «un vertice cruciale per il futuro della Ue». Hollande ha invece rimarcato che si è «lavorato bene sulla crescita». Intanto il capoeconomista della Bce, Peter Praet, ha lasciato intendere che l'Eurotower potrebbe tagliare i tassi di interesse sotto l'1%. «Non c'è alcuna dottrina per cui i tassi di riferimento non possano scendere sotto l'1%», ha detto Praet che così rafforza le aspettative degli analisti per un taglio dei tassi di 25 punti base durante il consiglio del prossimo 5 luglio. «Nella seduta di inizio giugno - ha affermato l'economista - non abbiamo cambiato i tassi di interesse, ma nello stesso tempo abbiamo messo in guardia dai rischi di un peggioramento della situazione per lo sviluppo economico. I cambiamenti sui tassi hanno sempre un effetto, anche se limitato». Ma ha messo anche in guardia dai rischi. «Quando i tassi rimangono bassi troppo a lungo diminuiscono lo stimolo a sanare i propri bilanci da parte di banche e imprese. Inoltre si riduce il margine di profitto degli istituti di credito, che devono offrire qualcosa anche ai loro clienti» in termini di riduzione dei tassi. Nonostante lo scetticismo generale sull'esito del vertice, in Borsa sembra prevale l'ottimismo. A Milano l'indice Ftse-Mib ha chiuso gli scambi al più 2,58%. Un rimbalzo dopo che nelle sue sedute precedenti aveva accumulato cali per oltre 5 punti percentuali. Parigi ha chiuso al più 1,67%, Francoforte con un più 1,50%, Londra al più 1,35%. Debole l'euro, tornato al di sotto di 1,25 dollari. Sono attesi possibili annunci su percorsi a tappe sul rafforzamento dell'integrazione nell'Ue e ancor più nell'area euro, magari nemmeno in un futuro troppo lontano ed ipotetico. Ma al tempo stesso vi sono poche aspettative su misure immediatamente risolutive delle tensioni che continuano a bersagliare i titoli di Stato di Italia e Spagna. L'esito dell'asta dei Bot semestrali è la cartina tornasole delle tensioni sui mercati. Il Tesoro ha raccolto 9 miliardi ma a caro prezzo: nonostante una domanda di 1,6 volte l'offerta i rendimenti sono balzati al 2,957%, riportandosi sui massimo dal dicembre scorso. Sui Btp decennali i rendimenti hanno chiuso in lieve risalita, al 6,20%.

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