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«Sarà un negoziato difficilissimo ed è quindi necessario che l'Italia ci arrivi con la forza di un tandem governo-Parlamento».

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Ilpremier terminato l'incontro con Berlusconi e Alfano, si presenta nell'Aula della Camera per rivolgere un appello diretto alle forze politiche ma anche mostrandosi determinato a ottenere dal vertice europeo dei risultati concreti sulla crescita e la stabilizzazione dei mercati. Il che significa che, nonostante la contrarietà della Merkel, riproporrà l'uso dei fondi salva Stati per mettere un tetto all'aumento degli spread e insisterà perchè si arrivi a misure per rilanciare la crescita. Mentre parla alcuni siti lanciano l'ipotesi che voglia giocare con il Cancelliere tedesco Angela Merkel l'arma dell'ultimatum. Ovvero minacciare le dimissioni se Berlino dovesse continuare a bocciare le proposte per mettere in sicurezza i mercati e frenare la speculazione. Sono queste le voci che circolano in Transatlantico mentre Monti, in Aula, ricorda gli sforzi fatti dal nostro Paese e il ruolo svolto per avvicinare Francia e Germania. L'Italia deve essere «un motore unico che spinga l'Europa». E sottolinea che «gli orientamenti condivisi tra Parlamento e governo non sono rimasti in quest'Aula, ma hanno contribuito a plasmare, insieme agli indirizzi degli altri stati membri, un'agenda comune europea su cui il governo italiano, come è stato riconosciuto, è stato particolarmente protagonista». Il riferimento è ai riconoscimenti che il premier ha raccolto dai partner europei e dal presidente americano Obama che ha detto esplicitamente di puntare molto su di lui per una maggiore attenzione al tema della crescita. Forte di questo sostegno, Monti ha chiamato a raccolta le forze politiche. «Occorre - spiega - non dare alibi agli osservatori, non sempre benevoli, che guardano all'azione dell'Italia». Peraltro l'Italia si presenta al tavolo di Bruxelles con le carte in regola. «Non dobbiamo avere nessun complesso - ha, quindi, chiarito il premier- noi rispettiamo le regole. Se non le rispettiamo siamo consapevoli che possiamo essere sanzionati». E lancia una frecciatina a Francia e Germania, che spesso si mettono in cattedra, ricordando, come ha fatto al vertice di Villa Madama che furono proprio questi due Paesi «i protagonisti della più grande e prima violazione delle regole». E ha aggiunto di essere «stufo» che la crisi dell'Eurozona sia sempre parte dell'agenda dei G8 e G20. Quindi indica gli obiettivi che si propone per il summit europeo: crescita e stabilizzazione dell'euro. Per la crescita ricorda che «sta crescendo il consenso verso un pacchetto di misureper stimolare l'economia e che contiene molti degli elementi che l'Italia per prima ha presentato». Ma accanto a questo c'è il tema della stabilizzazione dei mercati. E dice chiaro e tondo che riproporrà «l'uso dei firewalls Efsf-Esm (i fondi salva Stati, ndr)» come meccanismo di stabilità che «si applica a chi, avendo rispettato gli obblighi di finanza pubblica, chiede che venga anticipato il tardivo riconoscimento del mercato». Come dire che gli spread non rispecchiano affatto gli sforzi fatti e i risultati conseguiti dall'Italia. E a questo punto Monti prende di petto il presidente della Bundesbank, Weidmann, che ha giudicato «male la proposta italiana». Ovvero l'Italia non vuole scorciatoie e sconti; «non intende chiedere quegli aiuti che sono riservati ai Paesi che non hanno fatto una severa cura». Non solo i compiti a casa sono stati fatti ma il premier rivendica di aver svolto un ruolo di mediazione e di aver «favorito l'avvicinamento tra Francia e Germania». Tuttavia, sottolinea il premier, «l'accordo tra Francia e Germania è condizione necessaria ma non è sufficiente» per la riuscita del Consiglio europeo. Aleggia sul vertice quella che Silvio Berlusconi chiama «assoluta indeterminatezza» e Monti in Aula gli dà ragione. «Non è una riunione in cui si andrà a porre un visto formale su documenti pre-preparati, c'è uno spazio negoziale aperto». E dice di essere determinato a «restare al Consiglio europeo oltre il limite previsto della riunione e a lavorare fino a domenica sera se necessario perché alla riapertura dei mercati si arrivi irrobustiti da un pacchetto per la crescita, ma anche da meccanismi soddisfacenti per reggere alle pressioni del mercato».

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