Un'alleanza col Pd non per rappresentare la parte «minoritaria» della coalizione, ma con la fondata fiducia di poter essere i leader del process
RoccoButtiglione, presidente dell'Udc, cavalca la proposta di Pierferdinando Casini ma avverte Bersani: «Il nostro modello non è Prodi, con pochi democristiani isolati, ma Moro, con i centristi principali ispiratori dell'alleanza». Onorevole Buttiglione, si fa davvero la grande coalizione? «La crisi ci mette di fronte a domande complesse che richiedono risposte corali. Basti pensare a quanto accaduto in Grecia o, in passato, in Germania: riformisti e moderati insieme. Le vecchie categorie non contano più, bisogna unire tutti quelli che hanno come scopo gli Stati Uniti d'Europa». E lei ce lo vede Vendola in un contesto del genere? «Se confluisce nel Pd e i democratici garantiscono per lui, per me va bene. Se resta leader di Sel, la cosa mi lascerebbe perplesso». Figurarsi Di Pietro... «Ecco, su di lui sono ancora più perplesso. Omeglio, non sono perplesso. Sono sicuro... di no». Ma davvero vi alleate con quelli dei matrimoni gay? «Il Pd metta ciò che vuole nel suo programma. L'alleanza non va fatta su tutti i temi. Ci sono valori che consideriamo non negoziabili e sui quali non negozieremo». Per Berlusconi a sinistra vi seguirà solo il 10% dei vostri elettori. «Lui ragiona con categorie di 40-50 anni fa. Ora la differenza è tra chi vuole l'Europa e chi no. Berlusconi ormai dice di tutto, ma non è uno stupido, cerca solo di tenere insieme falchi e colombe. Per quanto tempo ci riuscirà?» In questo modo non rischiate di accorciare la vita al governo? «Vogliamo solo dire a chi pensa alle elezioni anticipate che, se si votasse a ottobre, noi ci andremmo così. Non abbiamo paura delle urne, ma chi crede che votando subito si restaurerebbe lo schema destra contro sinistra si sbaglia». E se si votasse a febbraio? «Vediamo quello che succede. Magari ci sarà un'area moderata ancora più forte della sinistra. Si è aperto un grande spazio al centro e l'ideologia cattolica può riempirlo. Pensiamo a un grande partito che accolga chiunque vuole starci. Il momento impone sfide rischiose, questa è la nostra». Sembrate molto sicuri. Al punto di affrontare primarie di coalizione con il Pd? «Immaginare questo scenario vuol dire presupporre che non si farà la riforma elettorale. Noi invece vogliamo farla e presentarci agli elettori con un nostro programma. Alla fine chi prenderà più voti guiderà il governo. Le vere primarie saranno le elezioni».