Monti alla prova del vertice Ue
Inprimis, per calmare gli umori dello spread. Per Monti si preparano giorni cruciali. Il premier dovrà presentarsi al summit forte dell'appoggio della maggioranza e quindi la sfida sarà di mettere la sordina alle fibrillazioni interne soprattutto al Pdl. Lo scetticismo verso l'Euro sta montando nei partiti compreso in quel Pd che finora è stato l'alleato più fedele a Monti. La cartina al tornasole delle inquietudini dei due principali partiti di maggioranza è rappresentata dalla difficoltà di avere una mozione unitaria a sostegno del premier, che domani in Parlamento riferirà proprio sull'azione in Europa. Pdl e Pd hanno rassicurato che non ci saranno sorprese in Parlamento, anche se ultimamente non hanno nascosto perplessità sull'azione di governo chiedendo incentivi per la crescita. Monti è consapevole che non si può presentare a Bruxelles in una situazione di debolezza, non avendo quindi il pieno sostegno della maggioranza politica; ma sa anche che questa è forse l'ultima chance che i partiti gli concedono per riuscire a strappare ai partner europei misure per la crescita e per rilanciare gli investimenti. Ma per potersi mettere in cattedra e avere la forza di far accettare ai leader europei le proprie proposte, il premier deve dimostrare di aver completato «i compiti a casa». Il che significa partire per Bruxelles con la riforma del lavoro in tasca. Sul provvedimento l'esecutivo ha posto la fiducia (la ventottesima dall'inizio del suo mandato) e salvo sorprese, il disegno di legge sarà approvato mercoledì pomeriggio. Tappe forzate anche per la spending review, un blitz di tagli da 10 miliardi che permetterebbe anche di stoppare l'aumento dell'Iva a settembre. Il provvedimento potrebbe essere presentato in Consiglio dei ministri sempre a giorni. Con le carte in regola, Monti davvero potrebbe sedersi alla pari al tavolo con Francia e Germania e rilanciare il tema della crescita senza sollevare il sospetto di voler infrangere i vincoli del rigore. Peraltro Monti può far valere la fiducia di cui gode presso la Casa Bianca. Ieri un editoriale del Washington Post riconosceva al premier un ruolo centrale nella soluzione della crisi dell'Eurozona. «Non si può salvare l'euro senza salvare l'Italia, e non si può salvare l'Italia senza salvare l'euro» scrive l'editorialista di economia Steven Pearlstein. Poi sottolinea che «Monti, nonostante la Merkel, potrebbe essere la migliore speranza per l'Euro». Inoltre Monti «è in una buona posizione di onesto mediatore tra il presidente francese Hollande e il Cancelliere Merkel».