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L'eurocrisi minaccia anche Berlino

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Il Der Spiegel rivela uno studio del governo:con la fine della moneta unica l'economia tedesca avrebbe un crollo del 10% . Disoccupazione oltre il 5%

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L'autorevoleDer Spiegel ha messo il dito nella piaga mettendo i tedeschi, anche quelli che vorrebbero il ritorno al marco, di fronte a una indiscutibile realtà: con la fine dell'euro sarebbero giai seri anche per la Germania. L'economia tedesca potrebbe contrarsi fino a toccare il -10% già da quest'anno. La fonte del Der Spiegel è il ministero delle Finanze di Berlino che ha messo a punto uno studio sul tema non ancora reso pubblico. Si tratta di valutazioni interne al governo che avrebbero dovuto restare segrete. Il crollo dell'economia avrebbe un impatto drammatico sull'occupazione. Il numero dei senza lavoro crescerebbe a oltre 5 milioni. Questi numeri, spiega una fonte del Ministero citata dalla rivista tedesca, dimostrano che il il salvataggio della moneta unica è il male minore considerato quanto costerebbe il ritorno alle valute nazionali. Una valutazione che dovrebbe indurre il Cancelliere Angela Merkel ad avere una maggiore disponibilità verso le misure proposte soprattutto da Italia e Francia per mettere in sicurezza l'economia dell'Eurozona. Intanto oggi i governi dell'Eurozona dovrebbero ricevere il rapporto del presidente del Consiglio Ue sull'unione bancaria che sarà domani sul tavolo del Consiglio affari generali a Lussemburgo per poi essere discusso nel vertice di Bruxelles di giovedì e venerdì prossimi. Van Rompuy ha detto che su questo tema «è possibile avanzare rapidamente», come pure «sul controllo della Banca centrale europea (Bce) nel quadro di questa unione bancaria». «Non considero in questo momento il dibattito sulle istituzioni Ue come una priorità», ha chiarito van Rompuy. «Noi dobbiamo gestire la crisi a corto termine. Non siamo ancora alla fine del cammino che possiamo compiere restando nella cornice dei trattati esistenti. Volere cambiare i trattati, sarebbe aprire discussioni di tutti i tipi per degli anni», ha aggiunto il presidente europeo, per il quale occorre quindi concentrarsi su ciò che è possibile fare subito come la possibilità di rendere «vincolanti» le raccomandazioni della Ue agli stati membri, anche in temi caldi, come quello delle pensioni. Sul fronte dell'Unione monetaria, alla quale van Rompuy sta lavorando con il presidente Bce Draghi, dell'Eurogruppo Juncker e della Commissione Barroso, al vertice Ue di giovedì prossimo saranno presentati «i primi mattoni e una road map» sulla base dei quali sarà chiesto ai leader il consenso per avanzare. Un nuovo rapporto più dettagliato sarà presentato poi al vertice di ottobre, con l'obiettivo di chiudere e prendere una decisione entro fine 2012. Come indicato da van Rompuy nei giorni scorsi, il rapporto conterrà idee sulla creazione di uno schema comune per le garanzie sui depositi, un fondo comune con poteri di risoluzione per la gestione delle crisi delle banche e una vigilanza comune. Su quest'ultimo aspetto, prende corpo l'ipotesi di un trasferimento della sorveglianza alla Bce anche attraverso una cooperazione rafforzata (se almeno nove Paesi la chiedono). Un'altra proposta - suggerita dal Fondo monetario internazionale nel suo rapporto sull'Eurozona - è di consentire al fondo salva stati Esm di finanziare direttamente le banche, senza passare dagli Stati. In questo caso bisognerebbe dare all'Esm una licenza bancaria per consentirgli di rifinanziarsi a sua volta alla Bce. Intanto si complica la situazione della Grecia. È stata posticipata di qualche giorno la missione della troika (Ue, Bce e Fmi) per fare un esame dello stato dell'economia, a causa dei problemi di salute del Primo ministro Antonis Samaras. Samaras non sarà presente al vertice Ue e al suo posto andrà il ministro degli Esteri e quello uscente dell'Economia perchè il neo eletto è in ospedale. Questa presenza «zoppa» del governo greco non cambierà però il copione del vertice Ue. Atene chiederà due anni in più, fino al 2016, per attuare il piano di austerità imposto dalla Ue e dall'Fmi. Ma anche ieri da Berlino sono venuti messaggi di scarsa disponibilità ad accogliere questa richiesta. «Il nuovo governo greco invece di chiedere più aiuti dovrebbe muoversi rapidamente per fare le riforme richieste dai partner europei» ha detto il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble. Eppure dalla Grecia continuano ad arrivare notizie che non depongono a favore dell'affidabilità del Paese. Il settimanale greco To Vimas ha pubblicato due rapporti, uno della missione permanente della Troika e uno voluto dal ministro delle Finanze ad interim George Zannias dai quali risulta che Atene ha violato gli accordi con Ue e Fmi assumendo tra il 2010 3 il 2011 ben 70mila funzionari. E proprio mentre il governo varava una legge per ridurne il numero. Inoltre ci sono state altre 12 mila assunzioni negli enti locali mentre era in corso la fusione di alcune municipalità. Il rapporto del ministro delle Finanze, svela che ci sono attualmente 692 mila funzionari pubblici e la riduzione netta è stata solo di 24 mila. Con Ue e Fmi la Grecia si è impegnata a sostituire in quel periodo solo un funzionario su cinque.

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