Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Così Grillo riempie il vuoto dei partiti

default_image

Il MoVimento 5 Stelle non fa antipolitica ma è espressione della società Berlusconi sbaglia: i suoi funambolismi non servono a ottenere consensi

  • a
  • a
  • a

ecc.?È il simpatico barilotto messicano discendente dai lombi di uno dei primi conquistador sbarcati nel nuovo continente al seguito di Cortes. Creato dalla fantasia di Sergio Bonelli come spalla comica di Zagor, lo «spirito con la scure» che vive in una capanna nella paludosa foresta di Darkwood, il basso e grassottello Cico, sbruffone e attaccabrighe, imbroglione e generoso, furbastro e sciocco ne combina di tutti colori. Sempre alla ricerca di quattrini per soddisfare i morsi di una fame inesauribile, Cico emula bricconate e imbrogli di un suo amico, il panciuto e satollo barbone Trumpy, ma, quasi sempre, le piccole truffe, che a questi garantiscono una soddisfacente esistenza, si risolvono per lui in un disastro. L'immagine di Cico e dei suoi compagni di avventure mi è tornata alla mente pensando alle recenti uscite di Berlusconi o chi per lui. Il nostro direttore aveva evocato qualche giorno fa i ciarlatani che percorrevano i sentieri del Far West proponendo ai rozzi pionieri elisir miracolosi e panacee per tutti i mali: spesso innocenti intrugli per racimolare qualche dollaro. A me il Cavaliere di questi ultimi giorni sembra, piuttosto, Cico: un Cico che guarda con invidia e con fame inesauribile (di consenso) a un Trumpy di nome Grillo e si propone di emularlo. Certe idee sul futuro del Pdl, sul suo eventuale cambiamento di nome, sulla sua disarticolazione in una pluralità di liste civiche o tematiche, sulle prospettive di un successo elettorale da 51%, sulla creazione di governi guidati da gente non eletta richiamano davvero l'immagine di un Cico che cerca di rifilare ad acquirenti creduloni ciuffi di code di cavalli dell'esercito gabellati per scalpi di indiani. Niente di dissacrante, per carità, in questa immagine. Come Cico, anche Berlusconi è simpatico. E, a suo modo, intelligente e generoso. Tuttavia non si riesce a comprendere quali ne siano davvero gli intendimenti per il suo futuro, per quello della forza politica che ha costruito dal nulla e per quello del paese stesso. Il dato preoccupante è che quest'ultimo, il paese, è ormai, dal punto di vista della sua partecipazione e sensibilità politica, allo sbando. È allo sbando non solo e non tanto perché c'è un governo tecnico che ha messo in soffitta la politica, ma perché i partiti (tutti, di qualsiasi colore) non esistono più se non come ectoplasmi che si materializzano quando sono lambiti certi loro privilegi e interessi. E, soprattutto, è allo sbando perché sembra scomparsa dalla scena politica la leadership, come personalità individuale o gruppo o struttura in grado di generare il consenso sociale, fungere da cinghia di trasmissione tra la domanda e offerta politica, supportare un'idea condivisa di sviluppo sociale e politico. Il fenomeno della scomparsa della leadership è generalizzato e riguarda tutte le forze politiche attualmente in campo. Riguarda Berlusconi come Bersani. Per non dire, ovviamente, degli altri capipartito o capicorrente. Nessuno è più in grado di parlare - se non interpretando il ruolo di Cico - alla società civile. Che è divenuta diffidente nei confronti delle promesse da pifferai magici, ostile verso i professionisti della politica, lontana dalle beghe comaresche e bottegaie mascherate da grandi principi, capace di auto-organizzarsi attraverso i fili invisibili del web. Questa società civile, piaccia o non piaccia, si sta esprimendo attraverso il grillismo: un fenomeno molto più serio e preoccupante di quanto non mostrino di credere i «moribondi» dei palazzi del potere i quali, scaramanticamente, lo presentano come una bolla di antipolitica destinata a sgonfiarsi quando la politica tornerà ad essere protagonista. E lo assimilano alla parabola del Fronte dell'Uomo Qualunque dimenticando che non è storicamente possibile fare un paragone tra la situazione politica dell'immediato dopoguerra e quella odierna. Allora, uscita dalle macerie della sconfitta, l'Italia, pur martoriata, era nel pieno di una stagione vibrante di passione politica, di voglia di politica, di contrapposizioni ideologiche. Un semplice dato lo dimostra: il successo dei giornali di partito rispetto a quelli di informazione. Oggi la situazione è esattamente l'opposta. Siamo nel pieno di una stagione caratterizzata dal disgusto per la politica, per i disastri della politica, per le bassezze e i giochi dei politicanti. Il successo di Grillo e del grillismo affonda le radici in questo humus di rifiuto della politica politicante, ma non è propriamente antipolitica: anzi a suo modo, postula un'istanza politica e di rinnovamento politico. È una espressione della società civile che riempie il vuoto lasciato dalla politica. Stando così le cose è facile presumere che il Movimento Cinque Stelle possa diventare il primo partito del paese e che, come ha scritto il nostro direttore, l'unico a cantare dopo le elezioni possa essere il Grillo. Questo scenario non si contrasta con i funambolismi dialettici, con le provocazioni, con i sogni e le promesse. Non si contrasta indossando i panni di Cico.

Dai blog