Allenatore o giocatore? La metafora calcistica è quella pù usata nel Pdl.
Deverestare «leader dei moderati» e ricandidarsi premier, come lui stesso ha ipotizzato un paio di giorni fa, o accomodarsi in tribuna col ruolo di padre nobile? Dilemma che spacca il partito. Il primo a blindare l'ex presidente del Consiglio è il segretario Angelino Alfano, marginalizzato dallo scenario disegnato da Berlusconi alla convention con i giovani a Fiuggi. «Penso che Berlusconi sia un leader in campo che non è mai uscito dal campo, perché la sua presenza e la sua forza politica si sono sempre espresse: fino a novembre al governo e da novembre con il contributo e il sostegno a questo governo» ha detto Alfano. Il segretario del Pdl smentisce che il Cavaliere voglia metterlo in panchina. «Il presidente Berlusconi ha con me un rapporto di grande affetto, che è reciproco e ricambiato. Vi è un rapporto davvero solido e indissolubile nato su convinzioni politiche e su rapporti personali - spiega - Credo che, chi dice che Berlusconi vuole "tagliare le gambe della poltrona sulla quale mi ha messo", lo dica perché è proprio lui a voler tagliare la sedia del Pdl». Ma se Alfano fa il pompiere, nel partito c'è anche chi non ha proprio gradito le critiche a Berlusconi e la richiesta di rimanere soltanto «allenatore», lasciando alle primarie il compito di trovare il nuovo candidato premier del Pdl. «Se Berlusconi sceglierà di fare un movimento nuovo non c'è nessuno che può o deve impedirglielo, nessuno che può permettersi di tarpargli le ali» dice Micaela Biancofiore. «Sono certa che le reazioni dei massimi dirigenti del Pdl all'annuncio del probabile impegno diretto di Berlusconi siano state travisate. In caso contrario sorprenderebbe l'ingratitudine e l'assenza di fiducia visto che hanno beneficiato in lungo e in largo, più di chiunque altro, delle sue idee e dei suoi voti e coerentemente dovrebbero lasciare le poltrone che occupano nella creatura sempre da lui creata. Tanto più che nonostante l'encomiabile sforzo di Angelino Alfano di democratizzare il partito e di rifare giustamente una legge elettorale che permetta agli elettori di scegliersi il proprio rappresentante, paradossalmente la stragrande maggioranza di loro sono nominati da Berlusconi ed eletti da nessuno». Non usa mezzi termini, come di consueto, anche Giancarlo Galan: «Vedo benissimo un nuovo partito con Berlusconi leader. Non ci sono alternative. Gli altri sono bravi ma non c'è uno migliore di Berlusconi». L'ex ministro dei Beni culturali non risparmia la stoccata ai critici del Cavaliere: «È gente che si è riposizionata con Alfano». Il Pdl «sta cadendo in una trappola pensata per spaccarlo». Ne è convinto invece l'ex ministro Gianfranco Rotondi: «Si rappresenta al Paese un gruppo dirigente che vuole fare a meno di Berlusconi e un Berlusconi che vuole fare a meno dell'attuale dirigenza. Sono false entrambe le cose». Netta anche Mariastella Gelmini: «Chi scommetta su presunte divisioni interne al Pdl o peggio tra opposte tifoserie di Berlusconi o di Alfano rimarrà deluso. Non ci sono infatti ragioni serie per immaginare un conflitto tra ruoli che sono sì differenti ma certamente sinergici». Insomma, aggiunge l'ex ministro Gelmini, «Berlusconi indicando Alfano alla guida del Pdl ha inteso dare il via ad un ricambio generazionale dentro un Pdl che deve, nell'unità, sempre più dimostrare capacità di rinnovarsi facendo leva sulle risorse della militanza, del talento e del radicamento nel territorio. Berlusconi continuerà a rappresentare una risorsa straordinaria, con la sua forte propensione all'innovazione e la capacità di aggregare anche fuori dal Pdl». Mette i puntini sulle «i» anche l'ex ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, secondo cui Silvio Berlusconi è più che importante, «per il Pdl è indispensabile e non si può pensare che il partito possa fare a meno di lui. Chi lo pensa è uno sciocco: Berlusconi è il nostro leader indiscusso». Ancora pù determinato uno dei coordinatori del partito, Sandro Bondi: «Sono sempre più convinto che se vogliamo salvare una grande forza organizzata, popolare e democratica di stampo liberale e riformista in Italia tutti, ripeto tutti, dobbiamo avvertire il dovere di rimettere il nostro mandato nelle mani del segretario Alfano e del presidente Berlusconi per rendere possibile un autentico rinnovamento».