La Germania si lamenta per quanto ha finora dovuto versare per aiutare la Grecia («Non ci hanno nemmeno ringraziato» ha sbottato il Cancelliere Angela Merkel) ma almeno ha un'economia che gli consente questo onere.
Sitratta di cifre che crescono di mese in mese con l'aggravarsi della crisi e dall'andamento imprevedibile. Nel 2010 il sostegno ai Paesi in difficoltà è costato all'Italia 3,9 miliardi, lo 0,3% del Pil. Nel 2011 l'esborso è salito a 9,2 miliardi (lo 0,6% del Pil) di cui 3,2 miliardi, 1,6 ciascuno, per gli aiuti a Irlanda e Portogallo erogati tramite il Fondo salva Stati europeo (Efsf-European Financial Stability Facility) ed il resto, 6,1 miliardi di prestiti diretti alla Grecia. Ma non è finita qui perchè le stime del ministero dell'Economia dicono che dovranno essere versati a favore di Grecia, Irlanda e Portogallo 29,5 miliardi che saranno sempre erogati dall'Efsf. A questa somma va aggiunta la quota che il nostro Paese dovrà versare come partecipazione al capitale dell'Esm, (l'European Stability Mechanism), il meccanismo permanente destinato a sostituire il vecchio Fondo salva Stati. Si tratta di circa 5,6 miliardi da versare in due tranche. Il conto rischia di allungarsi se l'intervento per un importo massimo di 100 miliardi alle banche spagnole dovesse richiedere il versamento di altri soldi da parte dei Paesi dell'Eurozona. Infatti con l'intervento del fondo Efsf, l'Italia dovrebbe dare il 19,8% dei cento miliardi. Bruxelles e Madrid sono corsi ai ripari e stanno studiando di mettere gli aiuti alle banche spagnole a carico dell'European Stability Mechanism che dovrebbe entrare in vigore da luglio. Questo consentirebbe di non chiedere fondi ai singoli stati per cui non aumenta l'indebitamento per finanziare chi è in difficoltà. Ma Berlino ha già detto che l'Esm non può essere utilizzato per ricapitalizzare le banche dell'Eurozona in difficoltà. Lo statuto dell'Esm stabilisce esplicitamente che i fondi possono essere prestati solo ai governi dell'Eurozona in cambio dell'attuazione di un programma di riforme. E quindi per la Germania questa condizione va rispettata tassativamente. Ma l'Esm non è gratis. L'Italia verserà complessivamente 5,7 miliardi: la prima tranche a luglio e la seconda prevista per ottobre. Entro il 2014 l'Italia verserà un capitale pari a circa 14,3 miliardi, somma che verrà finanziata presumibilmente attraverso l'emissione di titoli a medio-lungo termine (quindi aumentando di fatto il debito). Il nuovo meccanismo europeo di salvataggio, secondo una bozza delle conclusioni del Vertice Ue, dovrebbe entrare in vigore il 9 luglio. Ma il ministro per gli Affari europei Ezio Moavero ha precisato che «è una data di riferimento» e le procedure parlamentari «sono gestite nell'autonomia di ciascun parlamento nazionale». Per diventare operativo, il trattato sul fondo salva Stati permanente Esm deve essere ratificato da un numero di Paesi che ne rappresenti almeno il 90% del capitale. «Noi, come governo - ha concluso il ministro - naturalmente spingiamo per una ratifica rapida. Abbiamo firmato, quindi siamo più che favorevoli a procedere alla ratifica». Ma senza contare questi esborsi, il conto dell'Italia per aiutare i Paesi in difficoltà, ammonta a ben 48,2 miliardi. Complessivamente nella prima parte del 2012, dai Paesi dell'area Euro e dal Fondo Monetario internazionale sono stati concessi prestiti per 102,7 miliardi (91,8 europei e 10,9 del Fmi). Secondo un calcolo della Banca d'Italia, sono andati 13,8 miliardi per l'Irlanda, 14,3 per il Portogallo e 74,6 per la Grecia. E non finisce qui. Si prevedono finanziamenti fino al 2016 per 391 miliardi. La cifra però potrebbe crescere e ogni stima rischia di essere smentita dall'andamento dei mercati. Alcune stime dicono che l'attenzione della speculazione potrebbe spostarsi presto dalla Spagna all'Italia facendo lievitare l'onere del debito sovrano. Non solo. La Grecia non è affatto fuori pericolo. La cura da lacrime e sangue imposta dal memorandum difficilmente potrà essere rispettata alla lettera e l'ipotesi di un default resta dietro l'angolo. La posizione di liquidità del Paese si sta rapidamente deteriorando. Non sarà facile alleggerire significativamente il programma di austerità senza dover ricevere fondi supplementari. Il Cancelliere Angela Merkel ha detto chiaramente che non ci saranno aiuti aggiuntivi rispetto a quelli già definiti. Però la situazione è sul filo del rasoio e un peggioramento potrebbe mettere a dura prova la rigida posizione di Berlino. E altri aiuti significano maggiori oneri per i Paesi dell'Eurozona.