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Nel vertice di Roma intesa sulla crescita in campo 130 miliardi

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È la proposta che Monti, Hollande, Merkel e Rajoy porteranno al summit di fine giugno

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Ovvero,la moneta unica è fatta per durare, è «irreversibile». Il vertice che ha visto riunito ieri a Roma nella splendida cornice di Villa Madama, il premier Mario Monti, il presidente francese Hollande, il Cancelliere tedesco Angela Merkel e il primo ministro spagnolo Rajoy, ha segnato un passo in avanti per quel percorso anti crisi che dovrà essere definito nel dettaglio (almeno questo è l'auspicio) nel vertice dell'Eurogruppo il 28-29 giugno a Bruxelles. Nelle due ore fitte di colloqui sono arrivate alla fine alcune convergenze. Monti, padrone di casa del vertice, ha messo subito in chiaro che il summit non ha voluto essere un «direttorio», «non è esterno al processo comunitario» ma è un contributo «alla buona riuscita del vertice cruciale di fine giugno». In quella occasione i quattro big metteranno sul tavolo i temi sui quali ieri hanno trovato un accordo: ovvero la definizione di un pacchetto di misure per la crescita del valore pari all'1% del pil europeo, ovvero circa 130 miliardi di euro. Poi l'introduzione della tassazione delle transazioni finanziarie. Tobin tax che Hollande vorrebbe introdurre «prima possibile attraverso la cooperazione rafforzata», ovvero anche senza l'accordo della Gran Bretagna. Il presidente francese ha molto insistito, nella conferenza stampa di fine vertice, su questo tema. «Dobbiamo utilizzare al meglio tutti i meccanismi esistenti per stabilizzare i mercati, dare fiducia e lottare contro la speculazione». Dall'incontro di fine giugno i quattro leader si aspettano «conclusioni che possano essere ancora più solide e credibili dei Consigli precedenti per quanto riguarda la prospettiva di crescita, che possano dare una linea chiara di medio-lungo termine per l'integrazione economica, monetaria, bancaria e per qualche aspetto di integrazione politica» ha detto Monti sottolineando che dal vertice dovrà venire la rassicurazione che l'euro «è irreversibile». Ed in questa frase c'è chi ha visto una puntura di spillo a Berlusconi per le sue dichiarazioni sui vantaggi di un'uscita dell'Italia dalla moneta unica. Gli Eurobond restano nel cassetto. Hollande ha detto che valgono «in prospettiva» perché ci «vuole più integrazione». Ma oltre alle convergenze l'incontro a Roma ha messo in evidenza resistenze e divergenze. Come sull'utilizzo dei fondi salva Stati europei per finanziare direttamente le banche. Il Cancelliere Merkel ha ribadito la sua posizione contraria. «Non è possibile farlo, lo impediscono i trattati europei e questi vanno rispettati». Merkel, ha così risposto alle critiche del direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, che aveva sostenuto la scarsa efficacia del sistema d'intervento a favore della Spagna previsto dall'Ue proprio perché indiretto. «Invece di ricapitalizzare direttamente le banche spagnole, i fondi europei forniranno risorse allo Stato spagnolo che poi interverrà sulle sue banche». La Merkel ha puntualizzato che questo è l'unico modo che consente ai contribuenti dei vari Paesi europei di tenere sotto controllo come vengono utilizzate le loro risorse. «Garanzie e controllo vanno di pari passo, il contribuente tedesco deve poter avere un ordine di grandezza su come vengono usate le tasse che paga» ha rimarcato il Cancelliere. Poi rivolta a Rajoy ha incalzato: «Lo Stato spagnolo può dire alle sue banche cosa debbano fare. Ma se io do danaro a una banca spagnola non posson dirle nulla, non ho poteri». E sul rispetto delle regole, Monti si è tolto un sassolino dalle scarpe ricordando che cosa avvenne nel 2003 quando «a violarle furono Germania e Francia con la complicità dell'Italia: abbiamo impiegato quasi 10 anni a ricostruire una credibilità che non venne infranta dai greci o dai portoghesi ma dai principali Paesi dell'euro». Fra i punti fermi della giornata c'è anche quello della necessità di «più integrazione» e «più Europa», anche creditizia con la proposta di Unione bancaria che entra nella cosiddetta road map. Hollande però mette dei paletti chiarendo che «non ci sarà alcun trasferimento di sovranità» alla Ue «se non c'è un miglioramento sul piano della solidarietà». E la Merkel gli fa subito notare che «dove c'è solidarietà serve anche il controllo. L'Europa ha avuto un patto di stabilità ma poi non l'ha rispettato». Il Cancelliere insiste che la strada dell'abbandono della sovranità è il prezzo da pagare per far funzionare l'unione economica. Rilancia quindi il tema più caro alla Germania, il pialstro della politica europea di Berlino, ovvero che «crescita e finanze solide sono due lati della stessa medaglia». Hollande ha ribadito di essere «contrario all'austerità» pur assicurando che Parigi intende rispettare una disciplina di bilancio che, ora più che mai, «si impone».

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