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Il Pdl torna a spingere Ma Pd e Udc frenano

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Dopoil polverone sul Quirinale - dice il partito - va approvato al più presto il ddl sulle intercettazioni che il segretario Angelino Alfano non esita a definire «una barbarie». Non solo. Berlusconi alza il tiro e chiede che si affronti più in generale la riforma della giustizia e il ddl anti-corruzione vada invece su un binario morto. Un atteggiamento muscolare su un fronte sul quale la «strana» maggioranza è divisa e che non fa che provocare un braccio di ferro con il Pd. Il partito di Bersani, infatti, nonostante Napolitano abbia giovedì sottolineato che il tema delle intercettazioni va risolto, vuole evitare che si legiferi sull'ondata della polemica e chiede che il testo Alfano-Bongiorno, in Aula alla Camera e in calendario per giugno, torni in commissione. «Quel testo - dice la capogruppo Pd in commissione Giustizia Donatella Ferranti - non risolve le vere problematiche della questione». Meglio approfondire in commissione. Del resto, sottolinea il leader dell'Udc Casini, si tratta di un testo elaborato dal governo Berlusconi, e «tutto il lavoro del governo Berlusconi sulla giustizia non è stato finalizzato a risolvere i problemi ma a inseguire i processi». Ma proprio all'Udc si rivolge Alfano invitandolo allora a farsi «portatore di un disegno di legge o di un incentivo parlamentare, per far sì che ci sia un percorso serio per regolamentare le intercettazioni». Il problema va risolto una volta per tutte, è, insomma, il mantra del Pdl. Il dossier in ogni caso è sul tavolo della Guardasigilli Paola Severino che sta studiando, però, le soluzioni tecniche per ovviare al problema della «doppia conforme», ovvero del fatto che le parti della riforma, in seconda lettura alla Camera, già votate non possono essere più riaperte. Il ministro ha più volte insistito sulla complessità di riuscire a contemperare libertà di stampa e rispetto della privacy ipotizzando una fase delle indagini in cui è il magistrato a selezionare le notizie che hanno rilevanza dal punto di vista processuale e sono pubblicabili e una fase in cui questo non è possibile. Una ipotesi che il leader Idv, Antonio Di Pietro critica fortemente. «Nessuno osi imbavagliare la stampa», avverte. «L'ultima trovata del ministro della Giustizia Paola Severino - attacca - sarebbe una specie di regolamentazione a singhiozzo. Le intercettazioni potrebbero essere pubblicate non subito, ma solo alla fine dell'inchiesta. Così nel caso che un testimone in un importante processo tema di essere smentito e telefoni alla più alta carica dello Stato, chiedendo il suo intervento (e questo intervenga) nessuno lo saprà e nessun giornale potrà pubblicare la notizia».

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