«Giù le mani da Napolitano»
I partiti col Quirinale: «Ma quale mafia, è baluardo dello Stato» Il fratello di Borsellino lo attacca: «Ci vuole l'impeachment»
à.Convinta, granitica, bipartisan. Giorgio Napolitano incassa il sostegno di quasi tutti i partiti al termine dei giorni più difficili del suo settennato al Quirinale. Quelli in cui Di Pietro l'ha precipitato nella polemica per il presunto ruolo nella trattativa Stato-mafia, o meglio per l'intervento che il capo dello Stato avrebbe fatto presso i magistrati di Palermo per «alleggerire» la posizione dell'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino. Dal Pd al Pdl si schierano tutti col Presidente della Repubblica. Con l'eccezione, dura da digerire, di Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso, che in serata arriva addirittura a chiedere l'impeachment del Capo dello Stato. A far sensazione sono state soprattutto le intercettazioni tra Mancino e il consigliere giuridico del Colle, Loris D'Ambrosio. Conversazioni che sono finite sui giornali e contestualmente hanno fatto capire a tutti che si era passato il segno. Al punto di immaginare l'esistenza di una cospirazione per delegittimare l'inquilino del Quirinale e, contestualmente, il governo Monti che ad esso è legato a doppio filo. Il teorico più convinto del «complotto» è il leader dell'Udc Pierferdinando Casini, che attacca senza mezze misure la magistratura: «L'attacco al presidente della Repubblica è chiaramente pretestuoso e infondato - dice Casini - e, tanto per essere chiari, non penso venga da partiti politici ma da schegge della magistratura che forse hanno obiettivi intimidatori». «Vorrei sapere chi, divulgando intercettazioni in un perverso circuito giudiziario-mediatico, ha determinato questo attacco al Quirinale», ha insistito l'ex presidente della Camera - non vorrei che questo attacco fosse determinato da chi si sente minacciato nei privilegi di casta o che pensa di avere il monopolio su alcuni poteri dello Stato rispetto a un uomo che garantisce l'equilibrio tra i poteri». Anche il leader del Pdl, Angelino Alfano, attacca: «Considero indecorose e indegne le pubblicazioni di intercettazioni che sfiorano il Quirinale e tutto ciò risponde a una modalità barbara cui abbiamo provato a porre rimedio». Alfano, però, sfrutta l'occasione anche per polemizzare con l'ex alleato Casini: «Quando abbiamo provato a garantire la privacy delle conversazioni telefoniche - spiega - ci è stato detto di tutto. Adesso chi piange lacrime di coccodrillo, e mi riferisco a Casini, ha un solo modo di rimediare. Si faccia l'Udc portatore di un disegno di legge o di un incentivo parlamentare, per far si che ci sia un percorso serio per regolamentare le intercettazioni, altrimenti si fanno solo chiacchiere». Meno polemiche ma ugualmente convinte le altre manifestazioni di solidarietà al Colle. Tra i primi a parlare il presidente del Senato Renato Schifani, anche lui vittima, in passato, di illazioni su presunti rapporti con la mafia: «Attaccare Napolitano significa attaccare il Paese - dice Schifani - è da tempo che collaboro con lui e ho sempre apprezzato il grande senso dello Stato del Presidente». Sulla stessa linea il leader del Pd Pier Luigi Bersani: «Ormai abbiamo pochi presidi della nostra democrazia - ha commentato - e uno di questi è proprio il Presidente della Repubblica. Sarebbe meglio evitare di fare manovre attorno a lui perché poi non ci rimane più nulla». Mancano, com'era ovvio aspettarsi, parole di solidarietà dalla Lega ma arrivano, a sorpresa, quelle di Francesco Storace de La Destra, che in passato non era stato tenero con il Capo dello Stato: «Non ce lo vedo proprio Napolitano a capo della Cupola», confessa il politico romano. Così la giornata del Presidente della Repubblica si conclude con i complimenti ricevuti dal portiere dell'Italia Buffon («È l'ospite più gradito, sa che in campo l'Italia è rappresentata da ragazzi che per il tricolore farebbero qualsiasi cosa») e con i collaboratori più stretti a interrogarsi da chi sia partita la manovra anti-Colle. Ora che la tempesta sembra essersi attenuata, è il momento di individuare i mandanti.