Se qualcuno pensava che Berlusconi fosse pronto a uscire di scena non può che ricredersi.
Garantisceche continuerà a essere «il leader dei moderati finché gli italiani lo vorranno. E di lavorare ogni giorno, con tutte le mie forze, come ho sempre fatto, affinché, terminata la fase comunque transitoria del governo Monti, un centrodestra in parte rinnovato e più ampio torni a guidare il Paese». Parole raccolte in un'intervista in appendice al libro «L'onestà al potere» di Roberto Gelmini. Conferma Vittorio Sgarbi, che ha incontrato il Cavaliere l'altroieri e che assicura che la candidatura di Berlusconi a Palazzo Chigi è «un'ipotesi da lui ancora non esclusa». Nella serata di ieri, invece, Berlusconi, parlando ai giovani del Pdl a Fiuggi ha spiegato: «Voglio chiedere scusa agli italiani perché nel '94 li ho illusi. Ho detto che avrei modernizzato il Paese per una rivoluzione liberale. Non ci sono riuscito, ma ero in buona fede, mi sono illuso di poterlo fare ma non conoscevo questo sistema che impedisce la modernizzazione». Poi ha aggiunto: «Quando mi chiedono se sono intenzionato a continuare ancora in politica, io dovrei rispondere in un solo modo: non è un fatto definitivo, sto maturando delle decisioni, ma il modo è questo, ovvero sì, io ci sto ma dovete darmi il 51%». È tornato anche sull'euro: «Ho detto che la Zecca potrebbe stampare l'euro. Ma figuratevi, ci sarebbero gli eserciti degli altri 16 Paesi europei pronti ad intervenire. Era una provocazione». Poi ha aggiunto: «La Bce deve diventare una banca di garanzia finale di tutti i debiti e deve provvedere alla necessità di stampare euro, ma la Germania si oppone. Gli altri Stati dovrebbero unirsi e imporre alla Germania di uscire lei dal sistema dell'euro». E sul governo Monti, il Cavaliere ha spiegato: «C'è stata una pausa nella democrazia del nostro Paese: c'era un governo democraticamente eletto, che stava governando in modo certamente non abominevole, ma ad un certo punto c'è stata la crisi dello spread e delle Borse e sono arrivati i nominati dal presidente della Repubblica, e la situazione non è cambiata, nonostante in Parlamento non solo la maggioranza ma anche l'opposizione sostiene i provvedimenti, e il governo si avvale di uno strumento che è il decreto legge». L'ex premier rivendica che «lo spread non era colpa nostra, ma colpa della debolezza di una moneta, l'euro, che non ha una banca garante e non stampa moneta». Poi ha riaffermato: «Io ho lanciato l'idea di domandarsi se noi, e gli altri Stati, non si abbia la convenienza, qualora la Bce non abbia poteri più forti, di uscire noi dall'euro: apriti cielo, mi hanno accusato di tutto e invece non è poi una cosa così peregrina, avremmo il vantaggio di poter svalutare la nostra moneta, all'occorrenza». Berlusconi ha insistito più volte sulla possibilità che l'Italia e altri Stati dell'Eurozona abbandonino la moneta unica. L'ex premier ha aggiunto tuttavia che si tratta di «un espediente». Ce n'è anche per la magistratura: «La legge sull'anticorruzione - ha tuonato Berlusconi - contiene delle norme per cui saremo tutti nelle mani dei pubblici ministeri come già succede ora». Infine, ha concluso sulla legge elettorale: «Stiamo trattando con il Pd per una nuova legge proporzionale alla tedesca».