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Le parole di Berlusconi sull'euro e la possibilità di uscire dalla moneta unica, hanno rimesso in moto le voci che l'ex premier voglia tornare in campo magari per accelerare la fine della legislatura.

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Ilprogetto di Berlusconi prevede, secondo quanto scrive il settimanale, tre mosse: azzerare l'attuale Pdl, costruire un network di liste di genere e candidare un premier a sorpresa, pescato «dalla squadra avversaria». «L'Espresso» sostiene che si tratta di otto pagine dattiloscritte più la copertina, dal titolo «La Rosa Tricolore» e sottotitolo «Un Progetto per Vincere le elezioni politiche 2013». A confezionarlo, sempre secondo il settimanale, «è stato un gruppo ristretto di consiglieri» di Berlusconi capeggiati da Dell'Utri e Verdini (oltre che dal suo nuovo guru Volpe Pasini). Ovviamente «sarebbe un errore» se Berlusconi pubblicamente chiedesse al sindaco di Firenze di scendere in campo con lui. «Bisogna che Renzi si candidi da solo con la sua lista Renzi e che apra a tutti coloro che condivideranno il suo programma (ovviamente preventivamente concordato). A quel punto la nuova coalizione di centrodestra si confronterà con lui e deciderà di sostenerlo per unità di vedute e di programmi», si legge nel testo. Dura la reazione di Renzi. «Espresso e dossier ridicoli», ha scritto su Twitter, «non è la prima volta, non sarà l'ultima. Se candidato, ne aspetto uno alla settimana. Però che schifo...». Poco dopo, su Facebook, il sindaco di Firenze scrive che «L'Espresso lancia con enfasi un piano di rinascita berlusconiana sparandomi in apertura. Ovviamente tutto senza chiedermi una dichiarazione, senza fare una verifica». Lascia quindi intendere che dietro potrebbe esserci la manina di chi non gradisce la sua candidatura alle primarie contro Bersani. Poi rilancia con una buona dose d'ironia: «allora voglio svelare il mistero: il piano esiste! L'hanno firmato non solo Verdini e Dell'Utri, ma anche Luciano Moggi, Licio Gelli, Jack lo Squartatore e Capitan Uncino. Ma sono stato irremovibile: finchè non me lo chiede il mostro di LochNess non accetto». Al quartier generale del partito democratico non danno credito a un patto Renzi-Berlusconi. «Forse Berlusconi è disperato e fa il gioco delle tre carte, ma non c'è nessun motivo di credere a questa tesi», hanno assicurato al Pd. In serata il giallo si svela. «Quel documento l'ho fatto io e l'ho fatto correggere da altri. Verdini non ci ha messo becco. È un'idea dei miei amici e mia, ci abbiamo lavorato in questi ultimi mesi, e l'Espresso l'ha pubblicato». Parola di Diego Volpe Pasini, imprenditore friulano che ha curato la Fondazione per raccogliere soldi per il Pdl. «È un progetto completo, un disegno politico e la sua strategia e l'ho consegnato a Berlusconi. Renzi - continua Pasini - è un'idea mia per pescare elettori dal campo avversario. L'ho espressa a Berlusconi che ha fatto una faccia che significava,"Mi piace abbastanza ma non tantissimo". Gli piace ma non ha detto urrà e non ha detto che è una cazzata. Berlusconi ha detto che bisogna spacchettare tutto. L'ha confermato con la presenza di alcune liste che ci saranno alle prossime lezioni». Poi conferma che Renzi non è mai stato interpellato ma ha delle «caratteristiche che lo rendono unico». Quanto ai dirigenti del Pdl «sono tutti morti», Alfano compreso che «ha solo il 18%». Insomma così non si va da nessuna parte e occorre farsi venire un'idea. E l'idea Pasini l'ha fornita a Berlusconi su un piatto d'argento. L'articolo dell'Espresso arriva alla vigilia del nuovo Big Bang renziano, in programma domani al Palacongressi di Firenze, lo stesso giorno in cui Bersani ha chiamato a Roma i segretari dei circoli del Pd. Insomma ce n'è abbastanza per arriventare il clima. Non solo. Il malumore nel Pdl si fa ogni giorno più evidente e si ingrossa la pattuglia di coloro che sono sempre più insofferenti verso il governo Monti. Ci sono gli ex An che contestano le scelte del premier soprattutto sul fronte delle imposte e del mercato del lavoro e temono di dover pagare in termini di consenso elettorale l'appoggio ai tecnici. Ci sono gli azzurri Brunetta, Sacconi e Martino che sostengono che di questo passo il Pdl va dritto al baratro. Anche il segretario Alfano mostra segni di cedimento quando dice che bisogna sostenere il governo «nonostante le difficoltà» fino al vertice e vedere se il Cancelliere Merkel cede sul fronte della crescita. Ma a far traboccare il vaso della pazienza del Pdl è la fiducia sul ddl lavoro. Qui la spaccatura è più evidente tra coloro che sostengono la necessità di ingoiare questo ennesimo boccone amaro in vista del vertice europeo di fine mese e coloro che invece ritengono che non si può concedere altro a Monti. Insomma la tentazione di usare la fiducia sul ddl lavoro come testa d'ariete per abbattere il governo tecnico è forte anche se la telefonata tra Monti e Berlusconi sembra aver sventato questo pericolo. La tensione però resta alta tant'è che sta crescendo nel gruppo del Pdl alla Camera la voglia di votare la mozione di sfiducia al ministro Elsa Fornero, presentata da Idv e Lega. A riferirlo sono alcuni deputati dopo le le riunioni del gruppo Parlamentare dedicate al ddl lavoro. Il gruppo riunito ieri con il presidente Fabrizio Cicchitto ha confermato ufficialmente il sì alla riforma del mercato del lavoro, dopo gli impegni assunti da Monti. Ma molti deputati hanno criticato l'operato della Fornero. Se non ha avuto successo la raccolta di firme di Brunetta ad un suo documento che invitava a bocciare la riforma, inizia invece a riscuotere consensi la proposta di appoggiare la mozione di sfiducia individuale a Fornero depositata da Lega e Idv.

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