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Il fango non piega Napolitano

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Il Presidente sulle polemiche legate alla presunta trattativa Stato-mafia: «Campagna costruita sul nulla»

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Sbattutocome un «mostro» qualsiasi in prima pagina. Da giorni il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è diventato l'obiettivo di un attacco di «geometrica potenza». Un attacco senza precedenti cui il Capo dello Stato non ha alcuna intenzione di piegarsi. Il tentativo di trascinarlo nella presunta trattativa tra esponenti dello Stato e i boss di Cosa nostra - e per giunta come «avvocato difensore» dell'ex ministro degli Interni Nicola Mancino che al Quirinale si sarebbe rivolto per ottenere aiuto - altro non è che «una campagna di insinuazioni e sospetti costruita sul nulla». Napolitano lo dice chiaramente dall'Aquila dove si trova per celebrare il 238° anniversario della fondazione della Guardia di Finanza. E nelle sue parole, nette, c'è tutta la rabbia di chi non può più sopportare il fango che gli è stato gettato e continuano a gettargli addosso. «Ho reagito con serenità - spiega ai giornalisti - e la massima trasparenza. E continuerò ad andare avanti nel modo più corretto ed efficace anche attraverso i necessari coordinamenti dell'azione della magistratura». Niente da nascondere, niente da temere. Quella apparsa sui quotidiani (in particolare Il Fatto Quotidiano) in questi giorni, altro non è che «una campagna di insinuazioni e sospetti nei confronti del presidente della Repubblica e dei suoi collaboratori: una campagna costruita sul nulla». «Si sono riempite pagine di quotidiani - insiste - con le conversazioni telefoniche intercettate in ordine alle indagini giudiziarie in corso sugli anni delle più sanguinose stragi di mafia degli anni '92-'93. Sono state fatte interpretazioni arbitrarie e tendenziose, ci sono state talvolta persino versioni manipolate». Ma, sottolinea Napolitano, «coloro che sono intervenuti sulla vicenda, e stanno intervenendo, avendo una seria conoscenza del diritto e delle leggi, e dando una lettura obiettiva dei fatti, hanno ribadito l'assoluta correttezza del comportamento della presidenza della Repubblica». È giunta l'ora, quindi, di dire basta. Almeno per il Capo dello Stato e per le forze politiche che, quasi unanimemente, si schierano in difesa di Napolitano. Lo fa anche il presidente della Camera Gianfranco Fini che invita tutti a salvaguardare il presidente della Repubblica «da ogni forma di irresponsabile delegittimazione». E viene difficile non pensare che il suo commento non si riferisca ad Antonio Di Pietro che, anche ieri, non ha perso l'occasione per attaccare: «Il presidente dovrebbe sapere bene che nessuno, neppure lui è al di sopra e al di fuori della legge. Prendiamo atto che avalla il comportamento dei suoi più stretti collaboratori che hanno tentato di interferire in una inchiesta penale in corso».

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