Al palazzo di giustizia di Palermo torna la stagione dei veleni
Arendere pesante l'aria in un tribunale non nuovo a polemiche e spaccature non sono solo i recenti risvolti dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, arrivati a coinvolgere il Colle tanto da suscitare due interventi del capo dello Stato in meno di una settimana, ma lo stesso senso dell'inchiesta e, soprattutto, la sua gestione. Sulle parole di Napolitano, che dopo la pubblicazione delle intercettazioni tra l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino e il consigliere giuridico del Quirinale Loris D'Ambrosio, ha parlato di campagna di diffamazione basata sul nulla, respingendo ogni illazione su un suo presunto tentativo di condizionare i pm palermitani, il capo della Procura Francesco Messineo non fa commenti. «Non ne farei neppure se il presidente si fosse riferito al mio ufficio, figuriamoci se parla di cose che non sono relative al nostro operato», dice. Mentre l'aggiunto Antonio Ingroia, titolare del fascicolo, esprime «massimo rispetto» per il capo dello Stato. Sul resto della vicenda, però, avere virgolettati è molto difficile. Ma, nonostante la versione ufficiale parli di un clima sereno, il malcontento tra le toghe è diffusissimo. Tanto che alcuni pm hanno preteso una convocazione, per lunedì, della riunione della direzione distrettuale antimafia per discutere di quanto è accaduto. La dda palermitana di assemblee nell'ultimo anno e mezzo ne ha fatte ben poche: sei in tutto - 4 nel 2011 e 2 quest'anno - . «A dispetto - dice uno dei pm dell'antimafia - di quanto prevede l'ordinamento giudiziario che impone il confronto collegiale». E comunque - fanno notare diversi magistrati - le rare occasioni di incontro non sono servite a discutere di quella che in Procura definiscono ironicamente «l'inchiesta del secolo». «Se Grasso non convocava ogni settimana la dda - commenta un pm - Ingroia scriveva documenti denunciando la mancanza di circolazione delle informazioni: ora noi che non siamo titolari dell'indagine sulla trattativa le informazioni le leggiamo sui giornali». Il tema della circolazione delle notizie, un refrain che va avanti da anni alla Procura di Palermo, è finito anche al centro dell'assemblea plenaria dell'ufficio che si è svolta ieri.