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La Perina con il Gay Pride E dentro Fli scoppia il caos

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Ilpandemonio che è scoppiato ieri in Futuro e Libertà, dopo la dichiarazione di Flavia Perina a sostegno del Gay Pride e la conseguente levata di scudi dei colleghi di partito Italo Bocchino e Roberto Menia, non è certo un buon viatico per l'appuntamento di fine mese. «Fli sostiene anche quest'anno il Gay Pride, nel nome dei diritti civili e di una assunzione di responsabilità della politica nei confronti delle persone omosessuali - dice al mattino la Perina - L'affossamento della legge sull'omofobia in Parlamento, il ripetersi di aggressioni omofobe, l'immobilismo italiano in un contesto europeo che punta a diritti di cittadinanza uguali per tutti rendono indispensabili scelte nette». La presa di posizione netta - e forse il timore che una delle bandiere che Fini potrebbe sventolare il 30 sia propria la difesa dei diritti degli omosessuali - fa scattare la reazione veemente del vicepresidente di Fli Italo Bocchino e del coordinatore nazionale Roberto Menia. «Seppure è nota la sensibilità di Futuro e Libertà per la tutela dei diritti civili e delle coppie di fatto a prescindere dal genere - mette le mani avanti il primo - , va chiarito che l'adesione al "gay pride" di Flavia Perina è una posizione personale e non del partito. Fli ritiene che per tutelare i diritti degli omosessuali, tenendo sempre distinte tali coppie dalla famiglia, servano proposte concrete e non sfilate allegoriche che spesso con il cattivo gusto hanno fatto danno a chi giustamente reclama diritti». E Menia: «Con tutto il rispetto per Flavia Perina, la sua è una dichiarazione tutta personale. Fli si schiera a tutela dei diritti costituzionali di tutti i cittadini, a prescindere da lingua, razza religione, sesso. Altra cosa è dare sostegno a manifestazioni kitsch, di volgare esibizionismo e di dubbio gusto». In serata la Perina chiosa: «Vorrei rassicurare i colleghi di Fli: la piattaforma del Gay Pride mi pare, nella maggior parte dei punti, in sintonia con le posizioni storicamente espresse da Fli e con quelle di una moderna destra europea. Ovviamente ci sono anche paragrafi meno condivisibili, ma ciò appartiene alla complessità della politica. Quanto alle modalità in cui si manifesta nelle piazze italiane si è visto assai di peggio: dai cappi alle pistole. E credo che, a quarant'anni dalle prime marce negli Usa sui diritti omosessuali, persino un Paese arretrato come l'Italia potrebbe spostare l'attenzione dalle forme, comunque festose e non violente, al contenuto».

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