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La Grecia all'attacco del rigore

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Néun Ulisse. Né un Omero a tramandare ai posteri il mito e la gloria di eroi, dei e semidei. Ma la guerra che, oggi e domani, si combatterà tra Bruxelles e Danzica, è destinata ad entrare nella storia della Grecia tanto quanto quella di Troia. Momenti che segneranno il presente e il futuro di un Paese in cui l'antico splendore è ormai poco più che un pallido ricordo. Il condottiero c'è ed è notizia di ieri. Antonis Samaras, leader del partito moderato di centrodestra Nea Dimokratia, dopo la vittoria alle elezioni di domenica, ha giurato come nuovo premier greco. Il suo governo sarà sostenuto da una maggioranza di cui faranno parte anche i socialisti del Pasok e la sinistra democratica rappresentata da Dimar. Ed è stato proprio il leader socialista Evangelos Venizelos, annunciando l'intesa raggiunta, a spiegare che oggi, all'Eurogruppo convocato per discutere della situazione degli Stati dell'Unione più in crisi (oltre alla Grecia, Spagna e Cipro), ci «sarà la prima grande battaglia per la revisione dell'accordo di salvataggio e per la creazione di linee guida che ci permetteranno di raggiungere una crescita positiva e combattere la disoccupazione, che è il principale problema della società greca». Parole che hanno subito riportato alla memoria le gesta di Leonida e dei suoi 300 spartani schierati alle Termopili per respingere l'imponente esercito persiano di Serse. Non importa quando forte e deciso sia il «nemico», ad Atene non hanno più voglia di subire il rigorismo imposto dalla Germania. Ed oggi a Bruxelles il messaggio sarà chiarissimo. Per non lasciare nulla al caso e non farsi trovare impreparati, ieri sera, Samaras ha riunito nel proprio ufficio Venizelos, il leader di Sinistra Democratica Fotis Kouvelis e il ministro delle Finanze ad interim Giorgios Zanias. Sarà lui, infatti, a rappresentare davanti all'Eurogruppo le ragioni della Grecia. Certo, il curriculum di Samaras, non depone a suo favore. Fu lui, nel 2010, da leader dell'opposizione, a negare l'appoggio al primo ministro George Papandreou che proponeva le prime misure di austerity (100 miliardi di euro) sollecitate dal Fmi e dalla Ue. Poi però, nel 2011, fu sempre lui, di fronte alla prospettiva di un fallimento, a dare il via libera agli interventi richiesti dalla troika e questo nonostante il loro importo fosse lievitato a 130 miliardi di euro. Per questo suo atteggiamento titubante è stato soprannominato «mister tentenna». Ma stavolta la sua proverbiale capacità di non decidere dovrebbe lasciare spazio al decisionismo di un leader che sa che per il suo Paese non ci saranno più prove di appello. I dati macroeconomici non hanno bisogno di interpretazioni. Una variazione del Pil reale che, nel 2012, dovrebbe essere di -7%. Il debito pubblico intorno ai 400 miliardi di euro e la disoccupazione che supererà il 20%. Da qualsiasi parte lo si guardi il confronto con la Germania è praticamente irrealizzabile. Eppure la piccola e scalcagnata Grecia è pronta a vendere cara la pelle. Lo farà nelle stanze del potere politico-economico europeo e, dopo circa 24 ore, sul campo da calcio. Anche qui il gap tra le due Nazionali che si affronteranno nella seconda sfida dei quarti degli Europei 2012, è abissale. Nel ranking Fifa i tedeschi sono al terzo posto, i greci al quindicesimo. Nella rosa a disposizione del tecnico Joachim Löw, ci sono 8 giocatori del Bayern Monaco che quest'anno ha sfiorato la conquista della Champions League contro il Chelsea di Roberto Di Matteo (e l'ha persa più per demeriti propri che per meriti altrui). Il nome di Mesut Özil, richiama alla memoria, il Real Madrid di José Mourinho. Quelli di Mario Gomez, Thomas Müller, Lukas Podolski e Bastian Schweinsteiger, sono il biglietto da visita di una squadra che sembra non avere, almeno per ora, punti deboli. Tutt'altra situazione sul fronte opposto. La Grecia calcistica sembra lo specchio di quella politico-economica: sempre ad un passo dal baratro. Il suo giocatore più rappresentativo è il capitano Giorgios Karagounis, 35 anni, che i più ricordano per due anni non certo indimenticabili con la maglia dell'Inter (21 presenze, 0 gol). È stato lui, baciato dagli dei del calcio, a trascinare la squadra nei quarti. Una qualificazione insperata che ha ricordato il 2004 quando, contro ogni pronostico, gli ellenici riuscirono addirittura a conquistare il titolo europeo. E adesso nulla appare impossibile: battere il rigorismo tedesco a Bruxelles e, poi, la nazionale tedesca a Danzica. Dal canto suo Angela Merkel lancia messaggi di pace. Ha fatto i complimenti a Samaras e ha dichiarato che sarebbe «contentissima» di incontrarlo domani allo stadio. Ma i greci lo sanno fin troppo bene. «Timeo Danaos et dona ferentes». Mai fidarsi delle gentilezze altrui, potrebbero nascondere un cavallo di Troia.

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