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I fondi speculativi scaricano i Bund

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Cambiamento Igrandi operatori scommettono su forti vendite dei titoli di stato tedeschi Itassi sono già in salita. Gli spread tra Italia e Berlino si riducono. Gioco finito per la Merkel

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Lescommesse degli hedge fund, i fondi locusta ad alta speculazione, che si muovono alla velocità della luce in cerca solo di soldi, danno per sicura un'imminente massiccia ondata di vendite sui Bund tedeschi. I segnali impercettibili che da giorni arrivavano dagli indicatori tecnici, ovvero da titoli borsistici che puntano sul rialzo dei rendimenti offerti dai Bund, e anticipati nei giorni scorsi da Il Tempo, ieri sono stati confermati dal Financial Times, il quotidiano guida del capitalismo finanziario, che ha segnalato in un suo articolo che gli hedge fund hanno già piazzato le loro puntate su un'ondata di vendite dei Bund tedeschi, i cui rendimenti raddoppieranno entro un anno. Berlino perderà con molta probabilità uno dei lussi che finora hanno fatto la fortuna del governo della Merkel e soprattutto del suo ministro delle Finanze. Sì perché finora per finanziare la spesa statale la Germania ha preso a prestito denaro con tassi da miseria. I vecchi banchieri hanno sempre tenuto accanto una massima che recita: «Il capitale prestato va sempre ben remunerato. Guai a dare l'impressione che il finanziamento possa essere pagato con tassi prossimi allo zero». Berlino ha creduto al fatto di poter godere di fondi illimitati a costi risibili e Ora la finanza presenta il conto. I Bund in mano ai fondi che hanno un valore sul mercato secondario (quello dove si scambiano per trasformarli in denaro liquido) più elevato rispetto a quello nominale rendono poco più dello 0% in alcuni casi. Così ora l'equilibrio sta per tornare. Le vendite che partiranno porteranno in basso il prezzo di scambio dei titoli e i rendimenti offerti saliranno di conseguenza. Si tratta di una pura correlazione matematica. Che saltata nell'acme della crisi del debito sovrano può tornare ad operare. Ieri il primo effetto concreto dell'inversione di tendenza con aumenti dei rendimenti sulla scadenza decennale del Bund che è risalito all'1,60% per la prima volta da due mesi e mezzo. Gli hedge fund ritengono che a innescare le vendite saranno le difficoltà della Spagna, che peggioreranno e si tradurranno in un salvataggio di Madrid. A pesare ieri sull'aumento dei tassi anche le ipotesi di usare il fondo Salva Stati per acquistare titoli dei paesi periferici quando lo spread supere i livelli di allarme. L'aumento dei rendimenti porta con sè più conseguenze. La prima è a vantaggio dell'Italia perché il famigerato spread, e cioè il differenziale di rendimento tra Italia e Germania, si stringe. Non solo per la minore pressione speculativa sui bond italiani e dunque per il calo dei rendimenti ma anche per l'aumento del tasso garantito da quelli germanici. Ieri questa forchetta ha archiviato la seduta a 415 punti base, con una flessione di oltre 20 centesimi rispetto alla chiusura di martedì. Secondo. La scala dei tassi di finanziamenti dei paesi Ue torna a rispecchiare i valori reali delle economie. Dunque tassi un po' più alti per la ricca economia della Merkel e un po' più bassi per l'Italia. Con un effetto a cascata sulle aziende. Quelle tedesche si finanzieranno con più aggravi e un minimo di competitività con le omologhe europee sarà ristabilita. La prova è il bond emesso dall'Eni ieri per raccogliere 1,5 miliardi di euro. Lo spread riconosciuto è stato di 225 punti base. La cedola al 3,75%. Prezzo basso e giusto nonostante lo spread del debito sovrano.

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