Passera: non vogliamo aumentare l'Iva
Madi qui a garantire che l'imposta non sarà ritoccata al rialzo ce ne corre. Molto dipende dall'efficacia dell'operazione della spending review che dovrebbe servire proprio a scongiurare l'innalzamento dell'imposta. Il ministro dello Sviluppo Economico non dice nulla di nuovo e si mantiene volutamente molto prudente sapendo bene che le variabili in campo sono molteplici: dall'andamento delle entrate fiscali (secondo gli ultimi dati mancano 3,4 miliardi rispetto alle previsioni del Def), al costo del terremoto, all'evoluzione della crisi dell'Eurozona, al costo del debito. Insomma la coperta è cortissima e più volte il premier Mario Monti ha lasciato intendere che sarebbe quasi un miracolo riuscire a non aumentare l'Iva. Quanto alla possibilità di ridurre le imposte non è all'ordine del giorno; «non è pensabile nel breve termine» ha detto Passera che ha escluso una patrimoniale giacché «l'ammontare del peso fiscale è elevato». Ai microfoni di Radioanch'io, il ministro ha sottolineato la solidità delle banche italiane che «a differenza delle altre e anche di quelle spagnole, sono passate attraverso le crisi con le proprie forze, con i propri soldi, con quelli degli azionisti, senza mai chiedere aiuto allo Stato». Quanto alla Grecia per Passera «ha dato un segnale di coraggio e l'Europa deve cogliere la richiesta d'aiuto che Atene, in maniera aperta, sta rivolgendo. L'Europa deve evitare che si perdano prezzi». Non sostenerla «ha implicazioni forti in Paesi come il nostro, che ha fatto quello che doveva fare all'interno ma che ha bisogno di politiche attive per la crescita all'esterno». Sul G20 ha messo in evidenza che «si sta formando un forte schieramento di Paesi che vogliono un maggiore impegno per la crescita e l'Italia sta facendo la sua parte. Ma non tutti sono con noi». Il riferimento è alla Germania. Passera però sottolinea che «è chiaro che il disagio occupazionale e l'insufficienza della crescita dell'Europa devono essere fronteggiati con politiche più attive». Poi ha ricordato il lavoro svolto dal governo e da Monti che «ha fatto il miracolo di riportare l'Italia con credibilità su tutti i tavoli». Ora l'altra sfida è di «portare l'Italia al di là del guado composto anche da una legge elettorale che non aiuta». Ma sulla possibilità di una sua candidatura non si sbilancia. «Non posso e non devo pensarci. Devo far bene questo mestiere». Il ministro ha anche affrontato il tema delle infrastrutture precisando che il Ponte sullo Stretto «non è una priorità». Prioritario invece è destinare le risorse «verso l'innovazione». Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi lo ha invitato a intervenire sul «discorso della ricerca» che «manca» nel decreto sviluppo. Passera gli ha risposto ammettendo che «non sono state ancora trovate le risorse» ma l'intenzione c'è anche se, ha detto, «non faremo iniziative che mettano a rischio gli obiettivi di finanza pubblica». In una audizione alla Camera, Passera ha lanciato l'idea di un sistema di rating delle imprese, «gestito da società specializzate» per affrontare il problema della sicurezza nei cantieri. Il rating dovrebbe avvenire sulla base di criteri che «facciano riferimento alle reali capacità imprenditoriali dell'impresa, alla sua consistenza finanziaria, alla serietà dei suoi comportamenti».