L'affondo di Squinzi: «La riforma è una boiata ma va approvata»
Èla «stilettata» del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che aggiunge: «Poi spero ci sia l'occasione di tornare nel merito per dei correttivi». Cambia passo e attacca, Squinzi, da meno di un mese presidente di Confindustria, parlando all'assemblea dell'associazione degli industriali del settore dei laterizi. A maggio, nel discorso dell'insediamento, il nuovo capo degli industriali aveva in parte deluso le aspettave, limitandosi a una relazione dai toni molto bassi, con un sostanziale apprezzamento nei confronti del governo e qualche timido incitamento a far meglio. Ieri, invece, è stato lui stesso a sottolineare il cambio di passo, spiegando la scelta di Confindustria di improntare alla «moderazione i giudizi su riforma del lavoro e decreto per lo sviluppo per non aggiungere negatività in un quadro già complicato». Poi è stato invece netto sui giudizi, parlando della riforma del lavoro, ma anche del decreto sviluppo su cui sospende il giudizio finale, del quadro politico «sconcertante», della cura «sproporzionata rispetto alle nostre forze» per «il rientro dal deficit» che porta l'industria italiana a soffrire più che in altri Paesi. Giorgio Squinzi ha quindi ribadito anche le priorità che Confindustria indica al governo e alla politica. La prima, «la madre di tutte le riforme», resta la necessità di una «semplificazione burocratico-amministrativa». Poi la stretta del credito: «ogni giorno devo parlare con Mussari (il presidente dell'Abi) - dice Squinzi - e credo che stiamo trovando un buon rapporto che potrebbe tradursi in un miglior rapporto tra imprese e banche». Quindi il fisco, « il più esoso, complicato ed inaffidabile in Europa». «I problemi grossi sono in Italia, altre aree stanno riprendendo un percorso di crescita», sottolinea sulla crisi il leader di Confindustria, «perché noi abbiamo voluto rientrare in maniera troppo rapida, sproporzionata alle nostre forze» sul fronte dei conti pubblici, deprimendo i consumi. Le esternazioni di Squinzi non hanno lasciato indifferente il mondo politico. A stretto giro è arrivata infatti la risposta del ministro Fornero, che si è detta sicura che «il leader degli industriali si ricrederà». Piena sintonia con Squinzi, invece, da parte di Giuliano Cazzola del Pdl: «Ha centrato, con efficacia encomiabile, la questione della riforma del mercato del lavoro - ha attaccato Cazzola - che è una legge sbagliata, ma i partiti di maggioranza e le forze sociali responsabili non possono ignorare, in una fase tanto delicata come l'attuale, la richiesta del governo in previsione del vertice europeo».