La commissione cardinalizia ha ascoltato 23 testimoni
Traqueste, la settimana scorsa, audizione anche per Paolo Gabriele, l'ex maggiordomo del Papa e finora unico indagato dai magistrati vaticani per il furto di documenti dall'appartamento pontificio. Inoltre al momento né magistratura né cardinali hanno comunicato che siano «emersi nomi di mandanti o complici». Il portavoce della Sala stampa vaticana padre Federico Lombardi ha sintetizzato in questo modo, nel corso dell'abituale briefing, la situazione dell'inchiesta sullo scandalo Vatielaks. Il gesuita ha aggiunto che gli «interrogatori formali» sono al momento sospesi e riprenderanno «a breve, in 7 o 8 giorni». L'inchiesta giudiziaria e l'indagine a tutto campo dei cardinali - che finora hanno sentito superiori e impiegati in Vaticano, chierici e laici nonchè altre persone non impiegate in Vaticano - comunque continuano. Le indagini procedono, protette dal segreto istruttorio, rispettato con molta cura da tutti gli attori in gioco. Gli stessi difensori rifuggono da ogni tipo di colloquio con i media. Gabriele, che domenica è andato a messa con alcuni familiari, intanto resta nella cella di sicurezza in cui è detenuto dalla fine di maggio: «Il magistrato - conferma il portavoce vaticano - non ha ancora dato una risposta favorevole alla richiesta» di scarcerazione. Sabato scorso i tre porporati Julian Herranz, Salvatore De Giorgi e Jozef Tomko, che Benedetto XVI ha incaricato di sovrintendere l'inchiesta sulla fuga di documenti riservati, che coinvolge tutti gli organismi della curia romana, «hanno fatto il punto» con il Papa, che li ha ricevuti nel pomeriggio, ma l'incontro non era «conclusivo: la loro indagine continua». I tre hanno un mandato «ampio, a 360 gradi», e lo stanno rispettando. Ma il portavoce smentisce che in quella udienza con il Papa siano «emersi mandanti e complici» o siano «stati fatti nomi di sospettati». Quella letta sui giornali, aggiunge, «è una ricostruzione ipotetica e non fondata». Né Lombardi né altri in Vaticano, vogliono negare tensioni o problemi in curia o negli organismi vaticani. Che ci siano «elementi di tensione, noti, questo è poco ma sicuro. - sottolinea il portavoce - Si tratta di dire se sono stati o meno interpretati correttamente». Ma se è «prematuro» dare spiegazioni «universali», il Papa è tenuto al corrente e, sottolinea il suo portavoce, quando gli elementi saranno assodati, dirà la sua. Del resto, come ha sottolineato lo stesso card. Bertone, la vicenda ha una risonanza tutta particolare in Italia mentre all'estero giunge notevolmente «attutita».