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Cav al Quirinale, Fornero «piagnona»: tutte le boutade del sottosegretario

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GianfrancoPolillo, classe '44, economista di lungo corso nonché vicesegretario del Partito Repubblicano Italiano (sì, esiste ancora), non ha mai nascosto le sue simpatie di centrodestra né l'amicizia col capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. Come tanti altri berlusconiani ha attraversato la politica in maniera tortuosa, passando per Pci (linea «migliorista») e Psi prima di approdare ai repubblicani e diventare un fan del Cavaliere: «Lo eleggerei presidente della Repubblica - ha detto a febbraio - in fondo i giudici si sono accaniti contro di lui come neanche con Al Capone». Al ministero dell'Economia approda una prima volta nel 2001, quando viene nominato capo della segreteria tecnica. Del governo Monti è sottosegretario all'Economia, anche grazie alla segnalazione dell'amico Cicchitto. Fin dall'inizio del suo mandato, magari per ribadire la sua diversità dalla pattuglia tecnica, Polillo è stato tutto fuorché sobrio, tempestando le sue (numerose) presenze televisive di provocazioni, dichiarazioni non concordate con l'esecutivo e vere e proprie gaffe. Una delle più note e recenti riguarda il doloroso tema degli esodati. Ospite a In Onda su La7, il sottosegretario spiega che coloro che sono rimasti senza lavoro e pensione possono impugnare l'accordo con l'azienda davanti al giudice. Il ministro Fornero non gradisce, spiega che il tema degli esodati «richiede una soluzione seria che non può essere annunciata una domenica sera in tv» e, qualche ora dopo, dai suoi stretti collaboratori fa filtrare la propria irritazione: «Se Polillo ha una buona ricetta si faccia avanti». Non era certo il primo attrito tra ministro e sottosegretario. All'epoca delle lacrime della Fornero nel presentare la riforma del lavoro, Polillo commenta che «un politico con una certa esperienza non avrebbe mai fatto l'icona della fontana che piange». Da lì le prime voci su una «Elsa la tosta» non proprio ben vista dai suoi colleghi. Lei è costretta ancora una volta a chiosare con un «è il solito Polillo. Le sue parole si commentano da sole». Scottato dalle gaffe? Per niente. L'infaticabile sottosegretario ha il tempo di dire la sua sui referendum («quello sull'acqua è stato un mezzo imbroglio») e di sbagliare il titolo del principale romanzo di Antonio Tabucchi il giorno dopo la morte dello scrittore. Sarebbe «Sostiene Pereira», lui lo storpia in «Diceva Pereira» e sul web diventa un tormentone. Poi arriva la stoccata sulla settimana di lavoro in più. Di suo non è un inedito. Lo pensava anche il compianto Padoa Schioppa. Che, però, tra «bamboccioni» e «tasse bellissime», aveva ancora molto da insegnare al discepolo.Car. Sol.

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