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La vittoria di Nea Dimokratia, ovvero del fronte del sì all'Euro, alle elezioni greche, non basta al Cancelliere Angela Merkel.

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Cosìmentre dalle istituzioni europee si moltiplicano i segnali di disponibilità ad un ammorbidimento delle condizioni capestro imposte alla Grecia, per dare il tempo ad Atene di varare anche misure di rilancio dell'economia, Angela Merkel è irremovibile. Si procede nei tempi e nei modi definiti dal memorandum. Arriva a Los Cabos per il vertice del G20 mette subito le cose in chiaro: «Il nuovo governo greco deve pienamente rispettare gli impegni presi con i creditori internazionali. Non possiamo accettare alcun ammorbidimento delle riforme concordate». Poi ancora più esplicita: «Non ci sono margini per rinegoziare in termini del salvataggio concesso dall'Unione Europea alla Grecia». Poi rivolta a quanti, a cominciare dal premier Mario Monti, hanno sollecitato una maggiore disponibilità verso Atene, la Merkel è categorica: «Le elezioni non possono rimettere in discussione gli impegni che la Grecia ha preso, noi non possiamo scendere a compromessi sul cammino per le riforme concordato». Berlino non si fida, dietro il pugno di ferro del Cancelliere si intravede lo scetticismo tedesco nella possibilità che il nuovo governo sia in grado davvero di avviare un percorso virtuoso. Quindi nessun cedimento («non è il momento per le concesioni»), anzi la Merkel ha auspicato che i rappresentanti della troika (Bce, Commissione europea e Fmi) si rechino ad Atene prima possibile per verificare «il rispetto degli impegni presi». No quindi «a un nuovo programma di aiuti. Il denaro che abbiamo dato già li ricomprende». Ma il Cancelliere è pronta a dare i voti anche agli altri Paesi del G20. Prima di entrare al vertice, «salendo in cattedra» ha detto: «Tutti a questa conferenza economica mondiale hanno ancora da fare i compiti a casa». Il sentiment dei tedeschi nei confronti della Grecia ma anche di altri Paesi in difficoltà finanziarie, Francia e Italia, è proprio quello espresso dal Cancelliere. Ovvero il timore che ci sia un allentamento del rigore e una mutualizzazione del debito dei Paesi in difficoltà. Non per niente ieri il Bild metteva a tutta pagina le foto di Monti, Hollande, Rajoy e Barroso ma anche di Obama con il titolo forte: Questi cinque vogliono i nostri soldi. Spiegando che tutti sarebbero coalizzati per affondare le mani nelle tasche dei contribuenti tedeschi con la richiesta di ulteriori aiuti nella crisi dell'euro. Cadono nel vuoto quindi le parole del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz che in un'intervista alla Deutschlandradio ha lanciato la proposta di un alleggerimento delle condizioni imposte alla Grecia per il risanamento. «Il memorandum greco «non sono le tavole delle leggi di Mosè, scolpite nella pietra. Si deve rendere dinamico il processo di risanamento per poter raggiungere l'obiettivo prefissato, cioè rendere la Grecia più competitiva e ridurre il debito». Per Schulz «si deve trattare sui tempi della restituzione dei crediti». Inoltre, «della ridiscussione fanno parte anche gli interessi sul debito. Se si vuole raggiungere l'obiettivo non bisogna estorcerlo, ma renderlo praticabile con strategie intelligenti», ha concluso. Si tratta di essere realisti, dice il politico socialdemocratico tedesco. «Tutti sanno che ci sono pagamenti obbligatori per la restituzione dei crediti che lo Stato (greco) non è in grado di affrontare, almeno non nei tempi stabiliti». In alcuni punti del memorandum, «per esempio quello delle privatizzazioni», gli obiettivi «non saranno raggiunti perchè non ci sono investitori interessati» all'acquisto. Poi fa notare, che ci sono «tra i 15 e i 20 miliardi di euro» di capitali non utilizzati dei fondi strutturali europei: con quei soldi «si potrebbero finanziare programmi a breve scadenza per la Grecia». Le imprese elleniche lamentano un blocco del credito, spiega Schulz, secondo cui dai fondi strutturali si potrebbe creare un «programma di microcredito per le piccole e medie imprese che renda possibili da subito investimenti nelle infrastrutture, nell'energia fotovoltaica, nell'economia dei rifiuti». Schulz indirettamente critica la politica della Merkel. «Per due anni la discussione non è stata sul risanamento e la crescita - afferma - ma solo sul risanamento, poi viene la crescita da sè. Proprio questa filosofia si è dimostrata sbagliata». Il nuovo governo greco, che «dovrà essere formato rapidamente», ha sottolineato Schulz, «potrà contare sulla nostra cooperazione costruttiva per una possibile messa a punto della sua strategia di riforma e degli obiettivi economici». Ma proprio questa disponibilità è ciò che il Cancelliere tedesco contesta. La priorità è che i patti siano rispettati alla lettera. «Dobbiamo contare sul fatto che la Grecia si atterrà ai suoi impegni» ha ribadito la Merkel poco prima di entrare al vertice.

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