La «fine» di Segolene Non rivedrà Hollande neanche in Parlamento
La Royal parla di «tradimento politico» E il presidente si gode il trionfo
Lodice una Segolene Royal distrutta dalla seconda tornata delle elezioni legislative che, di fatto, l'ha spazzata via dalla politica «che conta» in Francia. Almeno per questa legislatura. «Bruciata» non dal sole estivo, ma secondo la stessa ex moglie di Hollande, dall'«apparato socialista di Philippe Marchand e Lionel Jospin, e da quello della destra di Jean-Pierre Raffarin, che non è riuscito a diventare presidente del Senato», definendoli «gli stessi incapaci di sopportare che fossi candidata alle presidenziali». Poi ha motivato la sua sconfitta come il frutto di un «tradimento politico». La Royal - che intende continuare a fare politica e rimarrà presidente della regione Poitou-Charentes - è finita al centro di uno psicodramma politico-sentimentale tra i due turni delle elezioni legislative, dopo che la Première Dame di Francia, Valerie Trierweiler, ha appoggiato con un messaggino su twitter Olivier Falorni, l'avversario di Segolene Royal nella circoscrizione de La Rochelle. E allora: il Partito Socialista di Francois Hollande, con i suoi alleati, conquista la maggioranza assoluta in Parlamento, come non avveniva in Francia dal 1981, i tempi del trionfo di Francois Mitterrand, il primo capo dello stato socialista della Quinta Repubblica. Ora, come 31 anni fa, il presidente francese avrà mano libera per condurre in porto le sue riforme, senza dover negoziare l'appoggio di alleati malleabili, come i Verdi, o ostici, come il Front de gauche. Nel 1981, Mitterrand aveva vinto con l'Union de la Gauche, una alleanza con il Pcf, il partito comunista di Georges Marchais, in base ad un programma comune. Non solo Segolene Royal e Marine Le Pen: tra i grandi sconfitti delle elezioni legislative francesi, ci sono tantissime altre personalità di peso della vita politica transalpina, a partire dal leader centrista Francois Bayrou (MoDem), o dai cosiddetti «Sarkoboys»: Claude Guant, Nadine Morano, Michele Alliot-Marie, tutti ministri di primo piano dell'ex presidente Nicolas Sarkozy. Ma anche Jack Lang, una delle più importanti personalità del Partito socialista, storico ministro della cultura dell'ex presidente Francois Mitterrand. «Ho perso una battaglia ma continuerò a fare politica per la Francia», ha detto Bayrou, aggiungendo che «cambierà la forma» del suo impegno e che ora «s'impone un passo indietro». Bayrou - che è stato sconfitto nei Pirenei Atlantici (sud), la sua regione natale, dove era deputato dal 1986 - ha pagato a caro prezzo la sua scelta di appoggiare, alle scorse elezioni presidenziali, il socialista Francois Hollande contribuendo all'uscita di scena dell'ex presidente Nicolas Sarkozy: non c'è stato infatti l'atteso gesto di riconoscenza verso di lui da parte del partito socialista che non ha rinunciato a presentare nella stessa circoscrizione un suo candidato, Nathalie Chabanne. Il leader del MoDem ha partecipato come candidato alle ultime tre elezioni presidenziali con un programma centrista e filoeuropeo. La prima volta nel 2002 aveva ottenuto solo il 6,84% dei voti. Mentre a sorpresa era giunto terzo all'elezione del 2007 con il 18,55% - circa sette milioni di voti - diventando l'ago della bilancia del ballottaggio fra Sarkozy e la socialista Segolene Royal. Le scorse presidenziali invece sono state per lui un flop: ha raccolto il 9,1 % dei voti. Ma da queste legislative francesi rimangono fuori anche molti fedelissimi dell'ex presidente Nicolas Sarkozy, i cosiddetti «sarkoboys». La sconfitta più clamorosa, è quella dell'ex segretario generale dell'Eliseo e ministro dell'Interno, Claude Gueant, battuto da un dissidente dell'Ump, Thierry Solère. Gueant era ormai noto in Francia per i suoi scivoloni verbali, in particolare, nei confronti degli immigrati, come quando disse che «non tutte le civiltà si equivalgono».