Il decreto sviluppo non convince il Pdl. Alfano: «80 miliardi? Uno vero»
L'esecutivo,sottolinea orgoglio, è «entrato nella fase due e ora coltiva la crescita». Che non è una svolta nell'agenda politica, ma piuttosto un segnale di profonda continuità con quanto fatto finora sul piano del risanamento. Peccato che, mentre i giornali strappano un sorriso al Professore, nella «strana, generosa, temporanea coalizione» che lo sostiene in Parlamento, non tutti la pensino proprio così. Venerdì, subito dopo l'approvazione del testo, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani era rimasto freddo spiegando di voler «vedere le carte» prima di esprimere un giudizio di merito. Ma lasciando comunque intendere che i Democratici giocheranno da protagonisti la partita per migliorare il decreto durante l'iter parlamentare. E ieri è arrivata la provocazione del leader del Pdl Angelino Alfano: «Sui giornali avevo visto che erano stati stanziati 80 miliardi per la crescita; poi ho capito che erano 1 reale e 79 virtuali. È come se noi, approvando il piano casa, avessimo detto che venivano non affidati ma stanziati 50 miliardi». «Gia la prossima settimana - ha aggiunto - presenteremo le nostre proposte per la crescita e le offriremo al Parlamento per rafforza e migliorare i contributi del decreto qualora non siano coincidenti con le nostre proposte». Insomma, la sfida è lanciata, con una sottolineatura ulteriore: «Se noi avessimo fatto un decreto sviluppo con un solo miliardo, i giornali avrebbero detto di tutto e di più su di noi». E mentre in piazza a Roma i sindacati chiedono anche loro una «svolta» e la fine della politica degli annunci, l'unico a restare saldamente al fianco di Monti è, ancora una volta, il numero uno dell'Udc Pier Ferdinando Casini, che ammette di aver voluto «fortemente» queste misure: «Tutto è perfettibile ma è un primo passo importante». A questo punto è presumibile che il decreto legge, che il governo ha varato «salvo-intese» e il cui testo è quindi oggetto di «limature», subisca il classico assalto alla diligenza. «Sarà preoccupazione delle forze politiche - è la promessa di Osvaldo Napoli, vicecapogruppo del Pdl alla Camera - dargli un po' di sangue e renderlo un provvedimento di qualche utilità per il Paese». Insieme al pacchetto «sviluppo», però, Camera e Senato si troveranno ad affrontare un altro decreto legge, decisamente più snello ma ugualmente di impatto: si tratta delle misure per la dismissione del patrimonio pubblico. Un'operazione «importante», la definisce lo stesso Monti, che il governo non ha voluto fare prima per evitare di inviare «un messaggio sbagliato al mercato e alla comunita internazionale».