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Valentina Conti Una grande area nazionale di tradizione cattolico-liberale moderata che raccolga in special modo l'elettorato dell'ex Dc, Fi e Udc, «quell'elettorato con alla base valori cristiani, oggi sbandato, chiuso nelle sacrestie, che

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Ungrande partito cattolico che parli ai centristi delusi. Su nome e simbolo ancora non ci si sbottona, ma l'intenzione è più che evidente: costruire un movimento politico che possa evolversi e presentarsi, in prospettiva, alle prossime elezioni. Le premesse ci sono tutte. Fra delegittimazione dei partiti e crisi generale, «un segno di discontinuità rispetto allo status quo». Categorie a supporto e l'impegno di associazioni di laici e non con un comune humus valoriale, per un nuovo soggetto che vorrà contare anche numericamente parlando, «per dare un segnale preciso alla società». «I cattolici adesso devono fare una scelta», spiega il presidente nazionale MCL, Carlo Costalli. «Ci sono due opzioni: o partecipare alla vita pubblica, influenzando la prossima legislatura con il proprio messaggio o scegliere l'astensionismo. Che ci sia crisi dei partiti tradizionali lo confermano i voti registrati alle recenti tornate elettorali. Dilaga confusione e sfiducia. In condizione di discontinuità, bisogna recuperare alla partecipazione chi votava Centro. La risposta verrà dalla presenza fra la gente». A fare la differenza per la nuova presenza dei cattolici nel contesto politico dell'Italia di oggi, sarà «un movimento identitario – sottolinea Costalli - e non confessionale, capace di parlare agli italiani un linguaggio di verità, di creare consenso anche assumendo posizioni scomode, smascherando i numerosi tabù ideologici che il pensiero unico ritiene intoccabili. Una presenza nuova che deve superare lo schema della nostalgia per la grande stagione dell'esperienza Dc», per il contesto attuale modificato («non certo perché vi sia nulla da rinnegare», tiene a precisare). Sul governo Monti la posizione è di critica moderata: «Sul piano delle liberalizzazioni e privatizzazioni poteva fare di più», il giudizio unanime del Consiglio. Tutti d'accordo, poi, sul fatto che, dopo l'esperienza del governo dei tecnici, l'Italia non possa permettersi di ritornare alla politica introversa (provincialistica), ai partiti eccentrici senza riferimenti europei e ai politici senza competenze e senza storia politica. Una scommessa sul recupero di merito e tradizione per svoltare, insomma, partendo soprattutto dall'ambito locale, «riuscendo ad avere l'accortezza di riaggregare selezionando quel tanto di forze culturalmente ancora sane e radicate nel territorio». I leader che potrebbero guidare la nuova formazione centrista, quelli che più di altri potrebbero assumersi le responsabilità? Certamente «Corrado Passera, Lorenzo Ornaghi e Raffaele Bonanni», dice ancora Costalli nel suo intervento in sala. E poi l'aut aut a Casini: «Deve decidere definitivamente se la sua è una convinta adesione ad un progetto di rinnovamento o pensa ancora che basta una riverniciatura dell'Udc». La nuova proposta cattolica prende la dottrina sociale della Chiesa a modello, sul piano economico punta sul trasferimento anche in casa nostra del principio di economia sociale di mercato com'è stato in Germania e tutela il concetto di famiglia a tutto campo, ambendo a garantire giustizia sociale e sicurezza «in un mondo sempre più dominato dall'idolatria del profitto fine a se stesso». La ricetta è quella di «riportare la sovranità popolare al centro di tutto il meccanismo istituzionale», ma anche favorire la partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese per renderle più coese e competitive e, non da ultimo, spezzare la gabbia dei privilegi, interessi particolari, condizionamenti e veti incrociati, «quelli che impediscono all'Italia di crescere». Questo l'irrinunciabile punto di partenza: «Sul lavoro, ad esempio, - aggiunge il presidente MCL - potrei dire che bisogna trovare occupazione ai giovani e incentivare la politica dell'impiego sicuro. Ma sarebbero solo promesse vuote in questo momento. Bisogna per prima cosa ricreare le condizioni affinché l'Italia venga risanata dai danni creati dalle passate generazioni», battendosi per la democratizzazione delle Istituzioni europee attraverso la costituzione «di un vero e proprio governo europeo democraticamente eletto», passando per la sburocratizzazione delle strutture pubbliche e l'accelerazione delle liberalizzazioni.

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