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Uno spot per la finanza

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L'economia non si fa per decreto, ma sono certo di una cosa: il governo aveva bisogno di un effetto annuncio. La sua utilità la misureremo tra qualche mese, nel frattempo abbiamo una leggera incognita: la Grecia domani vota e letteralmente non sappiamo se l'Euro sopravviverà o no alla scelta di Atene. L'Italia corre al riparo. L'annuncio della dismissione dei beni immobili e delle partecipazioni nelle società dell'ex galassia Iri è un tema vecchio di trent'anni. Conosco i corridoi dei ministeri, anche Goldrake avrebbe problemi a farsi largo. Le dismissioni hanno tempi lunghi, i tagli del personale fanno propaganda ma non sostanza, tutto il resto è classificabile alla voce «buona volontà» ma siamo ancora lontani da una frustata. Meglio di niente, eppure ho la sensazione che siamo nel mondo degli spot per la finanza, o poco più. Pensateci, la Grecia è un'economia da poco più di 200 miliardi di Pil, un nano, è impensabile che possa decidere i destini di un'area da 500 milioni di abitanti, la più ricca, prospera e giusta del mondo. Gli storici fra cinquant'anni racconteranno con stupore quel che sta accadendo nell'Eurozona. L'Italia prova a uscire dalla dimensione di Cenerentola con Monti ma la realtà è che comanda la Germania. Qualsiasi nostro provvedimento ha una condizione vincolante: dobbiamo fare i compiti a casa. Sono abbastanza ridicoli perciò i dibattiti sulla fiducia o no al governo Monti. La domanda che devono porsi i partitanti è la seguente: cosa c'è dopo il governo dei tecnici? Così, a spanne, facendo fede sul mio intuito, direi o c'è un governo di larga coalizione con Monti ancora presidente del Consiglio, oppure c'è il caos. Credo nella politica, sono un forte sostenitore dei partiti, ma solo se si rinnovano. Per il momento la novità sarebbe quella della candidatura di Vittorio Feltri alle primarie del Pdl. La cosa surreale è che Alfano lo chiama per invitarlo a candidarsi. È come se Obama avesse chiamato John Kerry per dirgli: «Mi sei simpatico, spaccami le ossa con i tuoi comizi». Strano Paese, l'Italia. Sembra un racconto di ieri. Ma il problema è che siamo nell'oggi e del presente non v'è traccia

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