Toghe e corruzione Ultimatum del Pdl
Loripete due volte, Angelino Alfano. Spiegando le ragioni della proposta sull'elezione diretta del Capo dello Stato e della contrarietà a modificare la norma sulla responsabilità civile delle toghe. Anche a costo di far cadere il governo. La ripetizione, forse, non è casuale. Alfano si rivolge a quei cittadini, leggasi elettori, che a poco a poco stanno abbandonando il Pdl. L'ultimo sondaggio Swg è drammatico: il partito è al 15%, praticamente 20 punti in meno rispetto ai tempi d'oro. «È evidente che l'annuncio della scorsa settimana di fare in autunno le primarie per la scelta del candidato premier e del programma non hanno convinto gli elettori, me compresa», ha tuonato il vicepresidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli e membro della Direzione nazionale del Pdl. Servono altre soluzioni, il segretario le cerca in una serie di «nuovi provvedimenti per la ripresa economica» che saranno annunciati «la settimana prossima» o alla direzione nazionale, che sarà «probabilmente il 27 giugno». Questo il futuro. Il presente, però, parla ancora di giustizia. Alfano ribadisce la linea già enunciata da Cicchitto: «Il governo non ponga la fiducia per cambiare la norma che introduce la responsabilità civile dei magistrati, altrimenti il Pdl deciderà di stare dalla parte dei cittadini e non la voterà». L'occasione in cui viene lanciato l'ultimatum è la conferenza stampa in cui Giorgia Meloni annuncia l'addio alla presidenza della Giovane Italia. Nessun atto polemico, solo che «con un segretario di 41 anni una leader della sezione giovanile di 35 rischia di essere ridicola», scherza la Meloni. Che però una piccola stoccata al partito la riserva: «Avrei preferito che i nuovi vertici fossero scelti attraverso un congresso, tutto deve partire dal basso, non con le solite nomine». Nessuna critica al suo sostituto Marco Perissa («la persona che se lo meritava di più»), piuttosto a un partito che fa fatica a ripartire da zero. Lo specchio di una parte del Pdl, quella degli ex An, che tra sostegno a governo Monti ed eccessiva insistenza sui temi della giustizia a discapito di quelli economici, fa sempre più fatica a riconoscersi nella linea del segretario. Il fuggi fuggi, in effetti, continua. Ieri è stato l'ex ministro Galan ad annunciare il suo strappo: «Ritiro il mio appoggio al governo - ha detto - perché sta facendo male tutto». Un'uscita che ha ricevuto il pronto applauso di Altero Matteoli: «Io avevo chiesto fin dall'inizio nuove elezioni, se ora cresce il malcontento verso Monti la cosa non può che farmi piacere». Proprio Giancarlo Galan, tra l'altro, ha annunciato la sua candidatura a quelle primarie che dovrebbero fungere damedicina per provare a riconquistare la società civile. La notizia del giorno è che, accanto ai nomi già in lizza (oltre a Galan, il segretario Alfano e la Santanché) potrebbe esserci anche Vittorio Feltri. L'indiscrezione girava da tempo, a darle ufficialità è proprio Alfano: «Ho chiamato Feltri per invitarlo a scendere in campo».In seguito l'ex direttore di Giornale e Libero smentisce la proposta («era una telefonata di cortesia») ma non l'eventualità: «Non dico no in assoluto, piuttosto che andare ai giardinetti faccio anche il politico, anche se ora guadagno 700 mila euro all'anno e invece i parlamentari sono "straccioni". Prima però devo capire di che cosa si tratta, se la proposta mi garba la valuto».